ALDA MERINI E MICHELE PIERRI
I POETI DELLE
GAZZE
Di
Augusto Benemeglio
1.
Michele Pierri
“In ognuno di noi / c’è un Cristo sconosciuto / da amare
che si rivelerà”… prima o poi , magari con una
gazza sulla spalla, con cui parlare
, come faceva il vecchio Pierri negli ultimi mesi di vita . E quando
il Cristo sconosciuto
riapparirà ci sarà ancora un Giuda ad
aspettarlo , “ libero dal
tradimento”. Lo bacerà di nuovo, ma stavolta
“nell’amicizia / del cuore … E
anche Giuda avrà una mite gazza sulla spalla”. Nessuno metterà ( crudelmente) la gazza nell’orcio come facevano i salentini al tempo della “Luna dei Borboni”
di Bodini, grande poeta che ci si ostina a lasciare
tra le carte e nella muffa dei
conferenzieri universitari eruditi,
invece di farlo circolare nelle scuole, spiegandone il furore e l’amara
malinconia.
2. Alda Merini .
C’è , però, dentro di lui
, un paesaggio simile ad una strana macchia d’artiglio , a una realtà che non è solo realtà, ma qualcosa che la
trascende in un misterioso rapporto di bene e male , di amore e odio, dove si
fanno colloqui a distanza tra uomini e angeli invisibili , gli uomini sono
uomini e gli angeli assumono le sembianze di gazze, gazze
blu con striature bianche, bolse , ma eleganti nel breve volo….Aggiungiamo , per dovere di cronaca
, che Michele Pierri fu uno dei co-fondatori dell’ Accademia Salentina “ ideata
dal “poeta barone” Girolamo Comi nell’immediato dopoguerra ,
all’inizio degli anni ’50 , quando la popolazione salentina era all’ottanta per
cento praticamente semianalfabeta . Ma
oggi di lui onestamente si trova
poco o nulla , e quel poco
è quasi sempre associato al nome
di Alda
Merini , con la quale ha convissuto
per alcuni anni , dal 1981 al
1986 , subito dopo la morte della sua
adorata moglie , Aminta. E in quegli anni di
fiato a fiato in un modesto condominio del centro di Taranto , il dottor
Pierri non fece altro che
parlarle di lei, alla povera Alda
, della moglie morta , novella
Beatrice , che stava in paradiso
aspettandolo , pronta a far “spazio per essere l’unica/ ad accoglier(lo)
, al transito”…
3. La gelosia
Comprenderete che la poetessa milanese, trovandosi
peraltro in quella fase di ossessionante
delirio metaforico , o follìa
d’amore , che caratterizzò una fase
importante della sua vita e della sua poesia , con tutta la gratitudine e l’ammirazione
che poteva avere per lui , non è che fosse felicissima di sentir parlare della defunta: “ Tu mi
parli della tua vita e dell’angelo/ che ha lasciato in te il profumo della
presenza, / tu mi parli di solitudini/ e di antiche montagne di memorie/ e non
sai che in me risvegli la vita/ , non sai che in me risvegli l’amore/
parlandomi di una donna”.
E’ vero che il
sodalizio tra i
due fu quasi esclusivamente di natura spirituale e
intellettuale , ( anche se poi ci fu la regolarizzazione della loro unione e contrassero un matrimonio vero e
proprio) , considerando che Pierri era
un anziano vedovo e l’Alda una donna
ancora giovane , sola , con problemi
esistenziali gravi , e senza risorse economiche .
Probabilmente fu Giacinto
Spagnoletti , amico di entrambi ,
che convinse il
medico-poeta ad accoglierla nella sua
casa , più come una paziente
sensibilissima e nullatenente ,
una sorella minore ( tra i due
c’erano oltre trent’anni di differenza)
che come una donna vera e propria che potesse in qualche modo sostituire la compagna scomparsa. Però
è strano che Pierri , da medico , non considerasse l’effetto che potevano
avere le parole, le lacrime
di rimpianto , e i versi tutti indirizzati alla buonanima su un animo sensibilissimo di una
discepola , avida di carezze e
“gelosa” , come Alda: “…Io penso a
quella che fui/ quando morii mill’ani or sono/ e adesso tua discepola e canto,/
scendo giù fino al Golfo/ a toccare la tua ombra superba ,/ o stanco poeta
d’amore/ fissato a una lunga croce…”…”Odio
e amo. Forse mi chiederai come sia possibile./ Non so, ma sento che avviene , e
mi tormento”….” Molti diedero al mio
modo di vivere un nome/ e fui soltanto un’isterica”.
4.
La “pazza barbona”
diventa famosa
Quando Alda scrisse
questi versi , probabilmente non avrebbe mai immaginato che
le posizioni tra lei e il dottor
Pierri si sarebbero invertite radicalmente e che lei , la “ barbona” , la “
disperata”, la “ isterica”, la “ disturbata”
non solo avrebbe superato di gran
lunga il
“maestro” , ma che addirittura il
Signor Pierri sarebbe stato ricordato
quasi esclusivamente per aver
dato ricetto a lei , ritenuta una demente, una alcolizzata senza alcun futuro , con il pallino della poesia , ( che è appunto “roba” per
pazzi , complessati e originali .
Nessuno che sia “normale” si mette a perdere tempo e a rendersi
ridicolo con i versi. ) . Oggi
Alda Merini , recentemente scomparsa ,
è ancora uno dei poeti
italiani più letti, considerati ,
apprezzati , discussi e amati , al centro di ogni forum , consesso, barnum
letterario e poetico, e fino a poco prima della morte aveva avuto , giustamente , premi
prestigiosi , riconoscimenti
nazionali e internazionali. C’erano addirittura Editori che le facevano la corte , nonostante sia notorio che i libri di poesia
non abbiano praticamente mercato …ma i
suoi sono versi “diversi”, bellissimi ,
( Tra il confuso via vai d'un aeroporto,
spettatore casuale dell'amore/ di sconosciuti adolescenti, ho baciato la
morte./Come un barbone o un mendicante,/ sui marciapiedi m'incatenerei /per
mendicare/ amore). Ma sono anche i
versi della “pazza della porta accanto”
, di una che è stata in
manicomio e ha un background
tutto particolare , e quindi hanno fatto breccia nel mondo dei
mass media , dello spettacolo e nel
teatro, dove sono stati realizzati recital e piéces sulla sua vita e sulla sua
poesia che “alacre come il fuoco,/trascorre tra le mie dita come un rosario//.
Le più belle poesie/ si scrivono sopra le
pietre /coi ginocchi piagati/e le menti aguzzate dal mistero. Le più belle
poesie si scrivono/ davanti a un altare vuoto,/ accerchiati da agenti/ della
divina follia.
5. Il poema della Croce
Alda Merini è stata e
continua ad essere una delle voci più potenti e prolifiche della poesia
contemporanea, poetessa di vertice , a livello europeo .Il suo ultimo libro ,
il “Poema della croce” è stato letto in spazi religiosi come una moderna
rappresentazione sacra, epifania tragica e luminosa . “ Ogni poeta /laverà nella notte/ il suo pensiero/ ne farà tante lettere
/imprecise/ che spedirà all’amato/senza nome” .La carnalità – scrive Gianfranco Ravasi – che era spesso in
lei intrecciata all’eros , qui si trasfigurava e diventava la sarx giovannea, la carne del Verbo e la Divinità diveniva Umanità gloriosa e
dolente . La poetessa poneva il suo Cristo al centro dello spazio e del tempo
in una epifania tragica eppur luminosa.”
Attorno allo sperone roccioso del Calvario
s’addensa non solo l’odio del mondo, ma si delinea anche il teatro della
derisione” , cioè la brutale stupidità e la volgarità dell’umanità che la
Merini aveva sperimentato su di sé e tanto detestava. Eppure su quell’asse
della derisione e della crudeltà si inaugurava il giudizio definitivo sul male e , contestualmente , si apriva il cielo
della redenzione. La croce ove si raggrumava il dolore di Dio, diventava così
“sogno d’amore”: “Dio ha espresso il suo
amore per l’uomo nel pianto”
“Cristo è la lacrima di Dio, una lacrima (che) coprì tutta la
carne del figlio.
In questi ultimi anni “la
colpa e la grazia, l’inferno e la gloria sono stati i poli della ricerca
spirituale di Alda , una ricerca attraversata non di rado dai fulmini di follia
che lei non temeva più di rappresentare
“, quella follia che la colpì la attraversò anche nel periodo dello strano sodalizio “tarantino” con Michele Pierri.
6. La gazza del nord
Del resto la poesia le era giunta sulle ali del vento del suo disordine interiore , anche se lei aveva
paura di quel vento che la risospingeva
per sentieri troppo tortuosi e profondi
facendola vagare là dove si incontrano i ricordi e le speranze disattese, i visi dei morti e quelli dei
vivi che non sanno più dire parole . La
poesia è stata sempre vigile e presente
in lei , anche e soprattutto nel periodo della sua follìa tarantina , e forse l’ha salvata dall’abisso
della demenza, del non ritorno . Ma la
fortuna editoriale le ha arriso non solo
per gli indubbi meriti, riconosciuti
perfino da Montale , ma anche
perché , nel 1986 , è tornata a vivere
a Milano , dove , pur immersa
nella solitudine , con il bisogno e la
fame ossessiva d’amore spirituale e
carnale , - che sempre ha avuto - nell’ appartamento disordinato e misero ,
sito al secondo piano dei Navigli , ha “consumato i suoi giorni a fumare
sigarette e a scrivere poesie, “le
cose belle della vita” (“Oggi ,
-disse alla giornalista di Espresso , - per esempio vorrei che qualcuno mi
andasse a comprare le sigarette. Perché io non ho mai smesso di fumare, né di
sperare"). Ma ci sono state
altre cose che l’hanno fatta sperare
nella più completa disperazione , ad esempio , quand’era nell’inferno
del manicomio di Taranto?
“Michele Pierri è stato
sempre un uomo gentile , sensibile e meraviglioso , un angelo di bontà, e
poi…poi ho amato intensamente le gazze
salentine , quelle che , bolse, volano
basse; le mie sorelle gazze, quanto mi somigliano!”
E i suoi pensieri furono quelli di una gazza ladra del nord
, tenera e solitaria , santa e meretrice
, sanguinaria e ipocrita , rapida nel rubare l’oro e lenta
nel volare sul ramo ; anche lei vive di un amore personale fatto di sogni , che quasi esclude il
rapporto con il maschio .Amori intensi e infelici , come quelli di una gazza
ladra, amori grandi
e inesistenti , così grandi da
elevarsi oltre l’umanità.
Negli anni del suo
successo ( “ma cos’è il successo ?, idiozia, spazzatura, roba buona per
guardoni!), quando tutte le televisioni e i giornali la intervistavano, le fu
chiesto: E del suo maestro amato ,
Michele Pierri , infine , che ne è stato ?
Alda non volle mai più parlarne. Ricordava lo squallore il dolore la
solitudine l’infamia del manicomio di Taranto , un lager nazista , qualcosa di
più orrendo dell’inferno dantesco. “Dopo
, per tutti, fui come un’appestata”. Ma
Lucio Pierri , figlio di Michele, che ha
scritto una biografia sul padre, replica: “ Nessuno di noi ha trattato la
Merini come una appestata dopo il suo ricovero nella psichiatria tarantina, che
effettivamente era peggio di un lager perchè per mancanza di spazio i malati
erano costretti sempre a letto; noi abbiamo cercato di tirarla fuori al più
presto, in quel momento anche mio padre era ricoverato in chirurgia e non ha
potuto aiutarla. Io andavo a trovarla dopo il lavoro, i medici me la affidavano per farla uscire a
passeggio”.
“Lei mi dice che di Michele Pierri si è persa ogni traccia? Chissenefrega!
Alda volle cancellarlo
dalla memoria, dimenticò perfino di avergli scritto una poesia con cui rivela la sua
passione e il suo estremo disagio nel vivergli accanto, causa i figli, che
riportiamo integralmente:-
A Michele Pierri
Amore, perdonami: sono brutale e vorrei ungerti/ d'olio,/ti
perseguito e vorrei/ che davanti a te io fossi un tappeto,/ ti amo e mi recludo
nel mio silenzio,/ma ho paura, paura di me stessa,/ di questi gigli orrendi di
fame e di fango /che crescono nella mia mente./ I tuoi figli non mi perdonano/
e divorano la mia anima, i tuoi figli sono divoratori, / eppure io che sono
madre/ sazierò le loro bocche violente/ perché non arrivino mai al nostro
amore,/ a dividere la nostra infamia segreta/ di poeti malevissuti nel mondo.
E pure Michele Pierri ,
medico umanista e uomo nobile , alla sua morte , le lasciò un terzo
dell’appartamento, 70 milioni, che il figlio Lucio si adoperò affinchè la
poetessa avesse nel più breve tempo possibile .
7.
Il carneade Pierri .
Pierri, chi era costui?,
dirà qualcuno. Era un poeta vero ,
di notevole spessore , con un’anima religiosa , chiusa, ascetica
, ma un’anima mortificata, insaziata ,
fermentata di ribellioni, che si piega ad ascoltare la voce dei fanciulli e delle gazze
tarantine che portarono consolazione
alla sua esistenza chiusa e
appartata; ascoltò la ragione della coscienza, esplorò , indagò sul
perchè delle cose , si confuse
con i sogni, i fantasmi e i misteri della natura , per specchiarli in un colore e in un
dolore densi e frantumati , come il
ritmo del suo verso , che ora s’attorce
e s’ingroviglia e non ti concede tregua
, né respiro, sembra quasi che strida e arrivi fino a patire , a “fingere
il dolore che sente davvero”, come disse ironicamente Pessoa…
Era un poeta vero , che
brilla di luce propria . Non ha bisogno di essere preso al
rimorchio della Merini , che è una grande poetessa , ma ha avuto – come accennato - la fortuna
( dopo le disgraziate vicende sanitarie)
di tornarsene a Milano e non a
Taranto o nelle regioni di estrema
periferia ed emarginazione del meridione
come il Salento fino a pochi anni fa .
Quella sfortuna è toccata a Pierri,
che ha vissuto appartato , schivo,
nascosto, quasi obliato. Donato Valli , che ebbe diversi incontri con lui , scrisse , in occasione del
centenario della sua nascita (21 maggio 1998):
“Si citano immancabilmente tre autori salentini , Bodini, Comi
e Pagano, ma quasi nessuno fa riferimento a Michele Pierri , un poeta,
che meriterebbe di essere collocato sullo stesso piano dei suddetti
tre.”
8. Le sue frequentazioni “alte”
Era nato nello stesso
anno di Betocchi , con cui aveva
instaurato uno dei sodalizi di più intensa qualità spirituale . Altri amici
profondamente legati a Pierri erano Oreste Macrì e i già citati Comi
e Spagnoletti, che curò e pubblicò alcune raccolte di
liriche del Pierri. Suo amico carissimo fu , durante la prima stagione
letteraria del novecento , il padre dell’ermetismo storico italiano, Carlo
Bo, che scrisse la prefazione del suo
primo libro, “Contemplazione”. Anche
Giorgio Caproni, il lirico
ligure-toscano, il cantore di “Annina” ,
ritenuto per un certo periodo il più grande poeta italiano di quest’ultimo
scorcio di secolo, fu ottimo
amico del Pierri e tra loro per un certo periodo di tempo ci fu un carteggio degno di
rilievo. Queste frequentazione
“alte” del Pierri - sostiene Valli - ci
offrono un’idea su quali fossero le fonti del suo pensiero e della sua poetica,
che si agganciano all’avanguardia simbolista, successivamente irrobustita dalla
letture di scrittori mistici quali Santa Teresa D’avila, San Giovanni della
Croce e Jacopone da Todi.
Ma non va trascurato
l’influsso filosofico di grandi
pensatori “irregolari” , dichiarati
eretici , quali Giordano Bruno e Tommaso Campanella, attraverso i quali Pierri
è confluito nell’orfismo classico moderno ispirato dalla scuola pitagorica.
Un’altra componente della poesia di Pierri passa attraverso una costante
dialettica reiventata di un marxismo purificato e idealizzato come forza
redentrice. L’azione di queste due forze è evidente in “Contemplazione” (1950) e in
“De consolatione” (1953) in
cui si avverte l’urgenza della realtà
che ci assedia con forza fisica, quasi materiale e da questo assedio ci
si può liberare solo mediante la parola, che però trasmette solo pensieri, non
sensazioni. Ed ecco la voluta ricercata ambiguità della scrittura di Pierri,
tra l’urgenza della fisicità e quella dello spirito.
9. Chico ed io , il poema dedicato ad una gazza.
Nel 1971 fu pubblicato
un poemetto , “Chico ed io”,sulla Rivista “L’Albero” fondata da Comi, un poema
dedicato ad una gazza , che
allietò alcuni mesi della sua vita e poi morì, forse
avvelenata. (“Era una gazza che viveva
in famiglia con noi”, scrive Lucio Pierri. Il poema si componeva di 59 liriche
e fu scritto molti anni prima di conoscere la Merini”)
Pierri passava diverso tempo ad allevare le
gazze, non lo faceva certo da esperto , ma da “fratello” ( c’è in lui “ l’indipendenza dialettica del
cristiano giullare” tutta francescana)
perché tali considerava tutti gli animali: fratelli di viaggio , oppure da “comunicatore” di sensazioni misteriose. La bellissima
gazza di Pierri non
era come la capra di Saba ,
legata e dal viso semita , anche se “ il dolore è eterno / ha una voce e non
varia” , ma era una creatura “libera e felice” che
faceva sentire libero e felice
anche il poeta . Con “ Chico” ,
Pierri trascorreva delle magnifiche giornate , giocavano e parlavano
, in un linguaggio assolutamente
misterioso e misterico, per iniziati , che conoscevano soltanto loro due.
Il poema “Chico
ed io ” non è una favola , né
una metafora ( La “ Gazza
Ladra”-Alda Merini , che intanto trovava
spazio perfino sulla copertina di Time
, non c’entra per nulla, come ha precisato Lucio Pierri) , ma
piuttosto la descrizione di una presa di
coscienza più alta e consapevole da parte dell’uomo: noi e gli animali siamo sullo stesso piano ,
essi hanno pari dignità,
gioiscono e soffrono, sono capaci di renderci felici, meritano il più assoluto rispetto. Pierri , in definitiva,
intendeva suggerire agli uomini un
pietoso pensiero verso tutti gli esseri sensibili, voleva diffondere l’idea che “ allargare la cognizione del dolore extra umano non è conquista di
certo inferiore a quella della conquista degli spazi”. E noi concordiamo
pienamente con lui.
Roma, 27 settembre 2012 Augusto Benemeglio
Un ampio spaccato sulla vita di due personaggi, uno diventato famoso a livello internazionale, la Merini, e l'altro rimasto semi sconosciuto. Eppure, leggendo il tuo scritto, mi pongo il pensiero su quanto abbia potuto influire la vicinanza del Pierri, poeta buono e compassionevole, sulla poetica della Merini.
RispondiEliminaLeggo di quanto lui abbia fatto di bene nel toglierla da quel manicomio, notoriamente giudicato come un vero e proprio lager, e di come la Merini abbia sofferto nei confronti della moglie precedente del dr Pierri. Sono questioni che incidono l'animo e, certo, l'animo della Merini era particolarmente sensibile.
Un esaustivo, bellissimo articolo. Grazie Augusto.
Perché non inserire anche qualche poesia di Michele Pierri, per darci modo di conoscerlo meglio?
RispondiEliminacredo che sia meglio ritirare questo "racconto". Franco (Frame) ti ho scritto in privato.
RispondiEliminaperché tagliare questi profili? Vogliamo continuare a far vedere la vita tutta tarallucci e vino?
RispondiEliminaNon è un racconto fra virgolette. E' la vita "Signori". Che vi piaccia o no...
Ero arrabbiato, mi scuso
RispondiEliminaPiperita Patty
Ma per chi ci prendi piper? Per delle colleggiali di un collegio svizzero? I motivi sono ben altri e seri. Patti
RispondiEliminaCollegiali.
RispondiEliminaScusate sto scrivendo con il cell. Patti
RispondiEliminaCara Serenella, grazie del tuo intervento, come sempre generoso. Come saprai meglio di me, Alda Merini subito dopo il sodalizio con Pierri, ha avuto una vera e propria esplosione poetica fino al punto da sfiorare il "Nobel". Ancora oggi le sue poesie delle "Ballate non pagate" fanno parte dei recital più esclusivi e richiesti dei teatri milanesi, e con La terra Santa ha interessato anche tutto il settore della cultura mistica cristiana-clericale, fino al punto da meritare una prefazione dell'illustrissimo e coltissimo cardinale Gianfranco Ravasi. La sua è una scrittura eminentemente "teatrale" diretta e spesso irrelata di un'emozione , o di un soprassalto psichico; una scrittura dal doppio tono, con un bordo scuro e inquietante che si palesa improvvisamente, magari con un aggettivo inatteso, o in un deragliamento semantico che viene ad incrinare e talora a stravolgere la compattezza dell'espressività emotiva.
RispondiEliminaPer Pierri, praticamente ignorato da tutte le antologie letterarie che esistono in Italia, ci sono dei volumi editi da piccole case editrici a livello regionale. Vediamo di recuperare qualche poesia, come giustamente suggerisci tu.
Un abbraccio...e ti aspetto sabato, per il recital su Pascoli.
Augusto
Credo che prima di intervenire sarebbe necessario leggere bene quello che troviamo scritto.
RispondiEliminaNon mi sembra che ci sia nulla in questo articolo, ripeto, articolo e non racconto, che non rispecchi la realtà. Che la Merini non fosse una santa è risaputo, che sia stata ricoverata in un manicomio, pure.
Ma basterebbe un po' di oggettività... e, poi, ognuno tragga le proprie conclusioni.
Scusate, volevo rispondere a Patty e invece mi sono inserita nei commenti.
RispondiEliminaSerenella
CosÌ risponde il Benemeglio al figlio di Pierri, a proposito del suo "articolo" come lo definisci tu, ma anche in generale per i suoi "articoli":
RispondiEliminaquote
"Del resto non era mia intenzione fare un articolo “storico” , o ” cronacistico”. Non è nelle mie corde . A dire il vero non so esattamente neppure io come definire i miei articoli perchè si basano molto sugli umori, le sensazioni, le intuizioni . Forse sono “racconti” mimetizzati da critica letteraria . Probabilmente avevo letto, o sentito alcune cose e mi ero formato un’idea del rapporto Merini-Pierri, ma ripeto , non ho onestamente nessun elemento per sostenere che le cose siano andate come io le ho descritte, tranne le cose che dice la stessa Alda Merini ( in versi) e che sono virgolettate se ricordo bene ( Perdonami , ma non ho riletto l’articolo) . Certamente i fatti si sono svolti come li ha raccontati chi le ha vissute in prima persona.E oggi ne prendo atto. Di più non so che dire. Chiedo scusa a Lucio e alla famiglia Pierri se qualcosa che ho scritto in quell’articolo possa averli in qualche modo offesi. "
unquote
Se a voi vi va di pubblicare e leggere "racconti" mimetizzati da critica letteraria (senza per altro menzionarlo) , fate pure.
RispondiEliminaNon vedo mimetizzazioni nell'articolo, tu le vedi? Quali sono secondo te?
EliminaVai LEGGETE o fate finta?? L' ha asserito lui, mica l'ho detto io.
RispondiEliminaScusami Patty,
Eliminasenza voler entrare nel merito della questione, credo d dover intervenire perchè non credo che un articolo, si possa liquidare con una battuta. "Cancella il racconto dal blog!"
Se sei tanto sicura di quello che sostieni, prendi carta e penna e scrivi le tue ragioni, ma un dibattito in questo modo non ha senso e non lo accetto, soprattutto per rispetto all'ospite in questione.
Non tiratemi pr la giacchetta e non costringetemi a stabilre chi ha ragione. Anche se sono l'amministratore non posso essere competente su ogni questione che qui viene trattata.
Allora aspetto un tuo intervento circostanziato, visto che hai sollevato il problema. Non credo che ad Augusto manchino gli argomenti per avvalorare quanto ha scritto e sono certo che ti risponderà volentieri.
A parte tutto, il sottoscritto non può che compiacersi di questo interesse intorno a una stanza. Vuol dire che l'ambiente è vivo e stimolante, per questo ringrazio tutti indistintame. ;-))))
Franco mi spiace notare che alla fine quello che ti interessa di più sono la quantità di letture. Ti ho mandato un link in privato, questo qui che allora riporto anche qui:
RispondiEliminahttp://lucianopagano.wordpress.com/2009/03/24/michele-pierri-alda-merini-una-precisazione/
ora non so se il testo qui sopra sarà stato epurato, immagino di sì, per evitare ulteriori guai
Ma quello che non mi è piaciuto è il suo metodo di "critica letteraria":
è lui a dichiararlo:
"A dire il vero non so esattamente neppure io come definire i miei articoli perchè si basano molto sugli umori, le sensazioni, le intuizioni . Forse sono “racconti” mimetizzati da critica letteraria . "
eh..insomma...fare deduzioni su una persona solo per alcuni versi, non mi pare una metologia corretta in critica letteraria, o no???
Comunque resto qui, ancora per breve, per sentire le spiegazioni del signor Benemeglio.
Vedi Patty, sei tu che sei distratta e non leggi attentamente le mail.
EliminaTi rimando il testo della mia penultima, dove ti precisavo che ero già al corrente della questione che tu sollevavi. Non siamo tutti sprovveduti come tu pensi. Leggi e poi aspettiamo la risposta di Augusto.
La battuta sulle letture non mi è piaciuta affatto. Ti avevo invitato anche alla calma e a riflettere ma vedo che oggi è una giornata storta. Oppure sono io che non riesco a farmi capire. Scusa sai!
Stai calma!
Lo avevo già visto ieri sera:
La precisazione è del 2009
Michele Pierri, Alda Merini. Una precisazione.
24 marzo 2009 · by luciano pagano · in Luciano Pagano, News. ·
Questa recensione è stata riveduta in seguito a quelle precisazioni.
Se leggi bene le versioni coincidono.
In avvenire chiamami prima in privato e non viceversa.
A ogni buon conto adesso ti faccio rispondere da lui.
Grazie, volentieri. Mi spiace, ma queste cose sono in internet e lo trova chiunque.
RispondiEliminaLo scritto non vedo che abbia mai di scandaloso, fra l'altro riporta anche la versione del figlio del dr Pierri ; come fosse la Merini lo sappiamo tutti, che poi nessuno possa dire che cosa avveniva nella loro camera
RispondiEliminada letto è assodato; ma da qui dire che si vuole mimetizzare e farne un
racconto (il termine fa presumere che ci sia solo invenzione, e ciò davvero non
è), ce ne corre.
Sere, che ti debbo dì...io a letto con la Merini certo non c'ero....(sarà stato il periodo in cui ero a letto con Brad Pitt)
RispondiEliminaBeata te, Patty.
EliminaCerto che è meglio trovarsi a letto con Brad Pitt piuttosto che con la Merini.
Sì, un esperienza fantastica (anche se ero più interessata a un suo amico). Ma chevvuoi...quando sei a L.A. è così....ti lasci prendere...
RispondiEliminaGentile Signora Patty,
RispondiEliminaho pubblicato questo articolo a richiesta di una frequentatrice del Blog, perchè l'aveva letto da qualche altra parte e le era piaciuto. Alla stessa avevo fatto presente che avevo apportato delle modifiche scaturite da appunti
e precisazioni che mi erano stati fatti dal figlio di Pierri, e anche da parte di alcuni amici della Merini, che si erano lamentati del fatto che avevo scritto che era alcolizzata e che di Pierri se ne era altamente fregata. Poi avevo integrato lo stesso articolo con altre brevi considerazioni. Ma è ovvio che il lungo articolo sostanzialmente era rimasto lo stesso.
Premesso ciò, io non so che cosa faccia lei esattamente nella vita, per me potrebbe essere anche un premio Nobel per la letteratura, dal momento che l'hanno dato a Dario Fo e,in passato, anche a uno scrittore finlandese che niton aveva pubblicato neanche un libro, ma eccelleva nell'arte del bere; potrebbe essere una postina o un'impiegata del catasto , o anche una grande esperta di critica letteraria , con la matita blu a portata di mano , quale crede di essere , evidentemente , quando parla di modalità e valore di un testo in relazione ad una mia precisazione , dettata evidentemente anche dal timore che potesse sfociare in querela ; a me sembra , onestamente , che questi suoi interventi risentiti e isterici sottolineino soltanto una sua predisposizione alla malignità e grettezza d'animo. Da parte mia , ribadisco di non essere uno storico , nè un cronista, nè tampoco un critico letterario in senso stretto ,pur conoscendo , forse meglio di lei, storia cronaca e letteratura. E' vero che prendo spunto da situazioni e fatti reali per poi andare in sentieri sconosciuti a me stesso, grazie a intuizioni, fantasie , arabeschi,tam tam , li chiami come vuole ( del resto la fantasia - disse Baudelaire - è la più scientifica delle qualità) . Ma questo è il mio modo di scrivere da una quarantina d'anni , che mi sembra largamente apprezzato dai più . Per me
" raccontare " un personaggio non significa solo date cronaca esegesi etc, ma fare un viaggio che non è solo letterario , ma soprattutto umano, e ciò mi consentito ( e tuttora mi consente) di avere opportunità di collaborare con i blog che vanno per la maggiore , scrivere per diverse riviste d'arte e letteratura. Certo quando faccio un profilo non mi limito, come lei ha accennato a leggere alcuni versi dell'autore. Se fosse possibile lo farei, ma purtroppo capita che debba leggere centinaia, migliaia di versi e magari più di un libro , e che mi tocchi andare a dormire un paio di settimane o più col personaggio per " confessarlo" , e poi fare un viaggio insieme a lui e trovare un sentiero giusto che mi porti là dove ero partito , là dove non ero mai stato. E' un percorso ignoto a me stesso, come è in fondo la vita, che è tutta mistero, come diceva il grande Borges: il sorriso di un bambino, lo sguardo di un vecchio, il respiro del mare, le sigarette della Merini che posa nuda per Time, tutto è in fondo mistero. Ma lei monta a cavallo e dice , No , questo articolo è da cancellare, si deve buttare nel cestino, perchè l'autore stesso ha confessato che si è tutto inventato, o quasi. E quindi non è affidabile.
Ma lei, signora Pittas, o come diavolo si chiama realmente , che cosa ne sa di come nascono e vivono le cose , di come si realizzi un architettura, un arabesco, un sogno? Stia attenta a partire lancia in resta, poi è difficile poter tornare indietro senza farsi male.
Mi stia bene.
Lei e' pure molto spiritoso e le garantisco che se le stesse affermazioni in merito al suo modo svagato di proporsi le avesse fatte a priori ci avrebbe fatto una migliore figura. Mia grettissima opinione. Signorina pittas saluta tutti, buon proseguimento.
RispondiEliminaScusa Patty, ma qui, l'unica a voler male interpretare l'articolo mi pare sia stata solo tu.
EliminaTraine le conclusioni.
Signorina Pittis, in ultima analisi, io posso dire o precisare quel che voglio, potrei addirittura essere spiritoso (come dice lei) o, magari, provocatorio , potrei fare un gioco mimetico , o di trasformismo , comunque prendere le distanze da ruoli paludatissimi ( del resto il finto saggista e maestro di tutti, Pietro Citati, è in realtà uno scrittore mascherato da biografo, ma ciò non toglie che quel che dice o pensa, o intuisce, o addirittura s'inventa, non si attagli al personaggio, anzi, lo esplora in profondità), ma è lei che deve spiegare , a prescindere dalle mie attestazioni, dove come e quando l'articolo sulla Merini non risponda a verità, dove come e quando non sia in sintonia con la sua poesia, con i fatti della sua vita, etc. Non parlo di Pierri, perchè lei molto probabilmente non sa neppure di chi si tratti. Ecco, ci spieghi perchè l'articolo - al di là e a prescindere dalle mie risposte - è da cestinare, è da cancellare. Grazie.
RispondiEliminaSe arriverà una risposta da Patty, nonostante abbia espresso la volontà di abbandonare il blog, e se sarà una risposta pacata, circostanziata e tesa solo a proporre in modo chiaro il suo punto di vista, e senza intenzione di alimentare polemiche, la leggeremo con interesse. Diversamente la saluto anch’io, e la ringrazio per la collaborazione sin qui espressa.
RispondiEliminaAdesso però: tirem innanz!
Lo dico non per fare il pompiere della situazione, ma perchè la discussione rischia di diventare sterile e inopportuna, e soprattutto perché la maggior parte degli ospiti non ha capito nulla di questa polemica in corso.
Concordo con Serenella che definisce bellissimo questo articolo; mi ha dato la possibilità di conoscere qualcosa di più sulla vita di una poetessa che ho sempre ammirato.
RispondiEliminaGrazie, Stefania, mi riconcilii con me stesso, perchè è giusto mettersi in dubbio, e correggersi se effettivamente hai sbagliato qualcosa , per onestà intellettuale , ma anche per migliorare in seguito, cosa che io ho sempre fatto, com'è mio costume. Ma quest'articolo, - e non voglio dirlo per vanto, perchè sarebbe stupido , nella circostanza - è stato pubblicato anche sulla carta stampata ("Espresso Sud") e ritenuto uno dei più interessanti e "originali" che siano stati mai scritti sulla grande poetessa milanese, e forse l'unico che riguardi il suo rapporto con il dott. Pierri, che poi sposò segretamente , medico e poeta allo stesso tempo.
RispondiEliminaComunque di nuovo grazie delle tue parole.
Grazie a te, Augusto, per il tuo impegno, per le tue parole, per l'amore che metti dentro le parole: non è da tutti! :-)
EliminaNon voglio entrare nel merito della diatriba, e non mi interessa. Quello che invece mi interessa è questo bellissimo ritratto, che mi ha fatto conoscere Michele Pierri e approfondire la figura di Alda Merini. Di lei sapevo poco, per lo più quello che si sente dire in giro o si legge qua e là, ma mai avevo approfondito tanto la sua vera natura, la sua umanità di donna e poetessa. Una vita, la sua, di certo non facile, e di grande importanza (sia per la nostra letteratura, che per le nostre coscienze).
RispondiEliminaQuesto articolo è ammirevole, scritto con cura e sentimento. Grazie, Augusto, per avercelo regalato. I miei più sinceri complimenti, a presto!
Caffè pagato, caro Matteo. Ti aggiungo un commento di Vivian Lamarque , un'altra poetessa dei tempi nostri, magari non molto nota al grande pubblico , ma che va sicuramente per la maggiore: "Tutti i riflettori sulla Merini ( non sempre rispettosi), tutte quelle luci perennemente accese su di lei , da un lato hanno permesso alla sua poesia di raggiungere migliaia di non addetti ai lavori poetici, e all'affetto del pubblico di raggiungere lei, che di crediti ne aveva non pochi ( "ho mille tramonti alle mie spalle"); dall'altro, trasformando maldestramente in poesie e libretti ogni sua parola, hanno inquinato il campo e accresciuto la già malcelata diffidenza degli intellettuali nei suoi confronti: ogni animale all'incontro con una specie anche leggermente diversa arretra di un passo, diffida"
RispondiEliminaE, infine, eccoti una poesia di Alda, molto famosa: Quando gli innamorati si parlano.
Quando gli innamorati si parlano
attraverso gli alberi
e attraverso mille strade infelici,
quando abbracciano l'edera
come se fosse un canto,
quando trovano la grazia
nelle spighe scomposte
e dagli altri rigogli,
quando gli amanti gemono
sono signori della terra
e sono vicini a Dio
come i santi più ebbri.
A solo
RispondiEliminaMa se il peccato stesso ti risplende,
ovunque scopri luce, luminosa
anche l'aria sospetta, di capestro,
se mi frughi nell'anima ...al rimorso
il sudiciume abbandoni, le scaglie
che cadono dagli occhi; e delle tenebre
interrotte, le sole tenebre!
la bellezza rimane come all'alba;
forse, eri tu quello che ignorato
seguivo, ancor mi svia
il tuo modo d'amare quando taci.
*****************************************
E sii sincero, adesso riconosci
che non da me s'allontanava il corpo
che d'esser parte viva di te forte
si struggeva in errore; e, timoroso...
ne parlano i ricordi, se fai dolce
anche la morte, e l'insinui, un inverno
ai primi passi familiare, i boschi
tralucenti e felici di rovina,
illuminati solo dalle piogge,
resi nudi per te.
M. Pierri
Mi sembra giusto ricordare in questo spazio, anche il grande e ahimé dimenticato, Michele Pierri proprio con una delle sue splendide liriche, difficili da recuperare anche su internet.
Credo che lo spessore di entrambi i poeti metta a tacere qualsivoglia pettegolezzo e non, riguardo alla loro vita privata di quegli anni.
Magari a noi tarantini dispiace solo che la Merini non abbia avuto parole "buone" per il periodo trascorso presso di noi. Magari dispiace non aver sentito dalla sua bocca, o dalla sua penna che quegli anni, per lei, furono di grande ispirazione o che, il periodo trascorso presso il "lager" tarantino non fu di tre anni, ma di due settimane. Senza per questo nulla togliere ai maltrattamenti subiti. Che, sempre in quel periodo, ci fu un gran da fare intorno a lei da parte di intellettuali del posto che contribuirono in maniera importante alla sua ripresa creativa e editoriale.
Ma ripeto, alla fine ciò che conta è quanto questi autori ci hanno lasciato in versi. I gossip sono un'altra storia, anche perché stabilire la verità non è cosa facile.
Grazie Augusto per aver aperto un ulteriore varco in questa coppia che, senz'altro, servirà a far parlare di Pierri (la Merini non ne ha bisogno) e Patti:
tu sei donna sensibile e intelligente. Sono certa che prenderai la decisione giusta. Quella di restare. Le diatribe è bello che ci siano, ma è bello anche risolverle. E poi abbiamo bisogno di voci franche e schiette come la tua.
Daniela
RispondiEliminaCara Daniela, io credo che Michele Pierri, oltre ad essere stato un eccellente poeta, era anche un uomo profodamente buono come ce ne sono di rari. Con lui , che Alda sposò in nozze morganatiche , quando ormai aveva 85 anni , la Merini trascorse uno dei periodi più sereni della sua esistenza . Non dimentichiamo che era stata per quattordici anni nell'ospedale psichiatrico (leggi manicomio) Paolo Pini di Milano , con lunghi internamenti alternati a brevi periodi di dimissioni. Pierri la proteggeva, la curava, la trattava con estrema gentilezza e amore paterno , a differenza di quel che era avvenuto con il precedente marito, Ettore Carniti, piuttosto rozzo e violento. Poi , purtroppo, Pierri si ammalò e la Merini cadde in un profondo stato depressivo, e venne internata nel "lager" di Taranto, dove rimase, come dici tu, poche settimane. Nel 1986, quando muore Pierri, Alda torna a vivere a Milano in condizioni di estrema miseria. L'aiutano gli amici , soprattutto l'aiuta e la "riscopre" come grande poeta Raboni , e lei pubblica le più "belle poesie".
Le più belle poesie
si scrivono sopra le pietre
con i ginocchi piagati
e le menti aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si scrivono
davanti a un altare vuoto,
accerchiati da agenti
della divina follia.
C'era molta memoria del periodo tarantino, in quelle poesie, e tutta la straordinaria dolcezza di un uomo come Michele Pierri, uomo francescano ,
e poeta tutto da "riscoprire" e rivalutare, non solo a livello regionale, come si è già tentato di fare,ma a livello assoluto.
Grazie per aver pubblicato alcune sue poesie, che non sono per nulla facili
da reperire.
In quanto al resto, parlo del tuo finalino , io mi sento fratello di tutti coloro che amano la cultura , l'arte , la musica , la poesia, che sono le scusanti dell'esistenza . La poesia , in specie, è forse quella bellezza che salverà il mondo come si ostina a ripetere il mio amico Fabrizio Centofanti ,
e rimane comunque uno dei miei grandi amori. Ma gli amori , come scrive la Merini, in una sua prosa, " non sono cose eterne e segrete . Gli amori sono cose impossibili , cose che non accadono , cose da niente, oppure da tutto...
Un saluto.
Augusto