La quota degli angeli
di
Serenella Tozzi
30/01/2013
etichetta: la stanza di Serenella Tozzi - racconto - narrativa
Riassunto dei racconti precedenti
Era una notte buia e tempestosa:
troviamo Laura, una giovane donna
squattrinata, spigliata ma non amorale in senso stretto che, stanca di
mangiare minestrine col dado, decide di fare l'autostop per arrivare ad
Amsterdam in cerca di fortuna, pronta anche a spacciare droga.
Sulla strada incontra Frate Leone
che le dà un passaggio.
Durante il tragitto il Frate
temendo che possa mettersi in seri guai la esorta a fermarsi presso un convento
di suore dove avrebbe avuto maniera di riflettere sul proprio avvenire.
Laura, dapprima indecisa, quando sente che al convento si mangiano
soprattutto buoni arrosti si lascia convincere.
E' così che andò:
vediamo che Laura trova lavoro
presso il prestigioso Hotel Continent, di proprietà dell'aristocratico
inglese David Cavedish.
Laura, però, anche perché cresciuta
in un ambiente non certo ortodosso ( i suoi genitori erano morti in un
incidente d'auto dopo una rapina), fugge rubando i gioielli di una ricca
americana depositati nella cassaforte dell'albergo.
E' dopo dieci anni che la vediamo ritornare sul luogo del
delitto a bordo di una costosa macchina.
Purtroppo, forse l'agitazione,
forse la fretta, Laura per evitare uno scontro precipita fracassandosi contro
un masso nella strada sottostante.
E' proprio Frate Leone che la
soccorre e che, temendo il peggio, le impartisce la benedizione.
La quota degli angeli
"No!
- gridò Suor Assunta - Non è possibile!"
La
sua reazione fu subito seguita dal movimento col quale, in maniera repentina,
si volse a prendere il mantello dirigendosi verso la porta.
"Andiamo"
- impose a frate Leone che la guardava stupito.
"Povera
ragazza" - continuò suor Assunta una volta salita sul furgoncino bianco,
mentre il frate guidava verso l'ospedale.
Frate
Leone non rispose, si meravigliava più che altro della reazione della suora:
non c'era rancore, ma sincero dolore e preoccupazione per lo stato di salute di
Laura. La stessa reazione avuta da lui, d'altronde, quando si era accorto chi
fosse la vittima dell'incidente.
Quella
ragazza, si disse, aveva davvero conquistato il cuore di tutti se ancora era
l'affetto a prevalere su di loro.
Quando
giunsero al Policlinico le infermiere di turno li indirizzarono verso la sala
d'attesa della sala operatoria.
Tutto
era silenzio e le luci ovattate riuscivano a creare un'atmosfera quasi irreale.
Suor
Assunta si mise a sedere mormorando piano le sue preghiere, mentre il frate
passeggiando nervosamente davanti alla grande finestra dell'anticamera prese in
mano il rosario.
David
Cavedish fu stupito della chiamata dal convento, ma la voce della madre
superiora aveva un tono così grave che non ebbe indugi ed accorse
immediatamente.
"Avrà
saputo del grave incidente capitato sulla provinciale due giorni fa" -
iniziò senza preamboli la suora, una volta che lui si fu accomodato nel piccolo
ufficio.
"Le
devo comunicare che si tratta di Laura, la ragazza del furto di anni addietro
al suo albergo".
L'uomo
non nascose un sobbalzo, tanto che la suora ne rimase stupita.
"Ma
si tratta di un incidente gravissimo!" - La voce di David uscì stentorea.
"L'ho appreso dal giornale. E' morta?"
"No,
per fortuna, ma è ancora in prognosi riservata; ha subito molte fratture e
un'emorragia interna. Speriamo che ce la faccia" - rispose la suora.
"Posso
vederla? Dov'è ricoverata?" - chiese l'uomo.
A
stento suor Assunta trattenne la sua meraviglia.
Anche
Laura guardò meravigliata quella figura che accanto al letto stava sorvegliando
il suo risveglio; ma, oltre alla meraviglia, nei suoi occhi passò un lampo di
paura.
Lo
riconobbe, e attese la sua sentenza.
David
Cavedish, però, le stava sorridendo.
"Buon
giorno Laura, non abbia timore. Come si sente? Lo sa che i medici pensano che
lei potrà rimettersi completamente? Certo ci vorrà del tempo e molta
fisioterapia ma, vedrà, andrà tutto bene".
Laura
lo guardava senza parlare, mille domande le passarono per la mente:
"Possibile non sapesse che era stata lei a rubare i gioielli?" - si
chiese.
Ritornò
col pensiero a quel giorno di dieci anni prima.
Dopo
il furto aveva preso il treno per Roma, dove aveva venduto i gioielli.
Era
andata sul sicuro: si era affidata all'intercettatore al quale si rivolgevano
abitualmente i suoi genitori, e ne aveva ricavato un bel gruzzolo.
In
quei giorni, con suo stupore, leggendo i
giornali non aveva trovato nessuna notizia del furto, però aveva letto della
morte della proprietaria dei gioielli. "Forse non vogliono pubblicizzare
il fatto" - si era detta.
In
seguito si era procurata dei documenti falsi e, con parrucca ed occhiali, si
era affrettata a prendere il primo aereo per Londra.
La
sua scelta era stata dettata non solo dalla sua ottima conoscenza dell'inglese,
ma anche perché riteneva Londra una città cosmopolita, una grande capitale dove
avrebbe potuto passare inosservata e vivere tranquillamente.
Trovò
in affitto una casa a Notting Hill, nella zona ovest della città.
A
Laura piacque in particolare per le sue atmosfere: con il suo verde dovuto ai
numerosi parchi e prati, e non era difficile scorgere simpatici scoiattoli nei
giardinetti delle abitazioni; l'alternanza dei colori pastello delle case e il
loro perfetto stile con i loro bei portoni (in alcune vie le abitazioni sono
dipinte di un bellissimo bianco perlato);
i negozi un po' retrò che fiancheggiano le vie lo rendevano ai suoi occhi fra i luoghi più
magici e romantici di tutta Londra.
Oltre
ad essere un quartiere signorile, ottimamente servito dai mezzi pubblici, era
una zona a misura d'uomo con i suoi ristoranti,
pub, mercatini (fra i quali il famoso Mercato di Portobello): era anche
conosciuto come il quartiere delle piccole librerie indipendenti, ognuna con
una propria specializzazione, e Laura ne era particolarmente attratta.
Un
quartiere vivace nei giorni di mercato.
Specie
il sabato mattina la Portobello Road diventa davvero molto affollata, mentre
per il resto della settimana rimane intima e tranquilla.
Ne
fu affascinata, lo trovò paragonabile ad un confusionario sgabuzzino di casa:
un'esplosione di colori e di profumi antichi che riportavano al passato.
Dopo
qualche giorno speso per ambientarsi, aveva cercato un impiego.
Avrebbe
pensato con calma a come investire i suoi soldi, si era detta. Aveva intenzione
di accedere alla scalata della fortuna senza intoppi, pianificando con
precisione ogni sua azione.
Si
adattò a diversi mestieri, per ultimo passando da commessa presso i grandi
magazzini Harrods a bibliotecaria.
Quest'ultimo
impiego lo ottenne grazie alle sue cognizioni del settore, dovute alla laurea
breve che aveva conseguito presso l'Università la Sapienza di Roma in "Beni culturali archivistici
e librari".
L'esperienza
in quel campo, in una città come Londra, era molto richiesta e l'assunzione era
avvenuta senza formalità, sulla base della sua dimostrata capacità.
Fu
proprio grazie all'ambiente della biblioteca che aveva conosciuto un simpatico
anziano signore appassionato di distillazione.
Laura
cominciò a seguirlo nelle sue letture, interessandosi alle varie tecniche di
distillazione e conversandone con lui.
"La
distillazione non è un procedimento semplice, bisogna tener conto che un mosto
è composto da diverse sostanze, tra cui alcoli, esteri ed altre sostanze
volatili, tutte con punti di ebollizione diversi tra loro e che non tutte sono
adatte per ottenere un buon distillato"- le disse un giorno - "e solo
un maestro distillatore esperto, e coadiuvato da strumenti adeguati, può capire
quando il distillato che esce dall'alambicco ha le caratteristiche per essere
considerato adatto alla commercializzazione.
Importante
è anche la degustazione, per verificare la giusta miscela ottenuta.
Prima
di andare in pensione, io sono stato un addetto alla degustazione, un lavoro
che oltre a piacermi mi ha dato la possibilità di guadagnare molto.
Degustavo
fra l'altro un tipo di gin fra i più prestigiosi: Il Plymouth gin. Si tratta di
un gin incolore, secco, dal profumo molto intenso e con caratteristici sentori
di radici; deve essere prodotto qui in Inghilterra, nella zona di Plymouth, da
cui prende il nome".
"Dove
si trova?" - chiese Laura molto interessata.
"Nella
Contea del Devon" - fu la risposta.
Il
fiuto di Laura per le occasioni redditizie si risvegliò e la ragazza sfruttò
l'esperienza del vecchio amico per apprendere tutte le tecniche che lui, col
suo bagaglio d'esperienza era in grado di insegnarle.
Cominciò
con l' invitarlo a cena e piano piano le loro frequentazioni si fecero
frequenti: in quelle occasioni ebbe maniera di carpire tutti i segreti del
mestiere e le regole esatte per divenire un'ottima degustatrice.
D'altra
parte Mr Smith si dimostrò come un
vecchio nonno: un vecchio bonario e piacevole conversatore, ben contento di
trasmettere le sue conoscenze a quella giovane così intelligente e piena di
interessi.
Laura
apprese con avidità che oltre al ginepro, al gin spesso vengono aggiunti altri
aromatizzanti come: l'anice, il coriandolo, il lime, il cardamomo, la scorza d'
arancia, i semi di cumino, la corteccia di cassia, la liquirizia, radici di
Angelica e che, in particolare, il Plymouth gin deve possedere un profumo molto
intenso ed un sapore che risalti il gusto del coriandolo, della scorza
d'arancia e di limone. Si tratta in
realtà di una combinazione dell'Old Tom gin con il London gin.
Inutile
dire che in seguito, grazie alla presentazione del vecchio amico, Laura venne
assunta dalla Plymouth Ltd, nella contea del Devon.
Apprese che la parte di distillato che
"evapora" viene denominata in maniera molto poetica "angel's
share" - quota degli angeli -.
Laura
fantasticò su questa quota di spirito che dissolvendosi nell'aria si perdeva in
un mondo evanescente, lontano dal contatto reale: il mondo degli angeli.
La
lavorazione intimamente, invece, la classificava come la distillazione del
peccato: era un incontro fra angeli e demoni, pensava: un'alchimia di
condivisione, più per il profumo che per il sapore.
Anche
lei, a volte, si trovava a pensare a quella parte di angelo che, tuttavia,
sentiva appartenere alla sua anima; alla battaglia che talvolta sentiva
scatenarsi dentro di sé, ma dove, alla fine, trionfava il demone.
"Come
far uscire il profumo?" si chiedeva spesso quando l'incontro con persone
che non meritavano certo l'inganno e il raggiro la poneva a confrontarsi con sé
stessa.
Erano
così passati gli anni: aveva guadagnato bene e investito in maniera proficua,
ed ora poteva permettersi una vita lussuosa...ma non era appagata
spiritualmente.
Non
era riuscita ad intessere un rapporto amoroso che riuscisse a coinvolgerla; il
senso di insoddisfazione verso sé stessa la frenava di fatto verso qualsiasi
rapporto serio.
Lentamente
qualcosa tornò a serpeggiarle nell'animo, un'inquietudine non ben definita di
cui conosceva i sintomi.
Sotto
quella spinta accettò di partecipare ad un incontro di lavoro a Milano; un'
offerta pericolosa per lei, che avrebbe potuto benissimo rifiutare, e si stupì
lei stessa quando prese la decisione di partire.
Si
stupì anche quando, invece che per Milano, prenotò il biglietto aereo per
Roma: solo più tardi, confusamente, si
accorse che aveva preso quella decisione per ritornare in quei luoghi dove,
dieci anni prima, in maniera fraudolenta, tradendo amici e persone generose,
aveva iniziato il suo cammino verso il benessere.
Questo
era stato il suo percorso prima dell'incidente, ed ora era lì, inerme, in
attesa che il suo destino si compisse.
Dal
giorno del suo risveglio all'Ospedale Santa Maria delle Scotte di Siena erano
trascorsi quasi tre mesi e Laura lentamente si stava riprendendo. Presto
avrebbe potuto essere dimessa.
"Che
cosa farai David, mi denuncerai alla polizia?" - gli chiese finalmente un
giorno rompendo tutti gli indugi che fino ad allora le avevano impedito di
parlare della questione.
Il
loro rapporto era rimasto formale, nonostante si dessero del tu e lui non
avesse mancato di farle visita molto frequentemente.
In
tutto quel tempo nessuno dei due, e nemmeno Suor Assunta e frate Leone, avevano
mai affrontato l'argomento furto: pareva che ci fosse una tacita intesa fra
tutti loro.
D'altronde
Laura si rendeva ben conto come la sua colpevolezza non potesse essere ignorata
e capiva anche come fosse la delicatezza ad impedire loro di parlarne.
"Non
occorre Laura" - rispose lui - tranquillizzati, il furto non è mai stato
denunciato".
La
donna rimase di stucco, l'espressione meravigliata la rese così buffa che David
non poté trattenere una risata.
Riuscendo
a frenarsi le raccontò della delusione subita quel giorno alla scoperta del
furto dei gioielli, della rabbia e dell'amarezza provata. Le disse di come, sia
lui che il direttore, avessero cercato di ritardare la denuncia in attesa di chiarirsi
le idee.
"E
abbiamo fatto bene" - concluse - "perché sai cosa è successo?"
Laura,
ancora incredula, pendeva dalle sue labbra.
"Una
cosa improvvisa, stupefacente e, anche se dolorosa, risolutrice".
"Ti
prego, dimmi" - supplicò Laura -.
"Ricorderai senz'altro la sig.ra Branson?
la miliardaria americana proprietaria dei gioielli? - cominciò a spiegare
David, e all'accenno affermativo della donna proseguì -
"La
mattina del furto era partita molto presto per Roma e sarebbe dovuta rientrare
il giorno dopo. Ebbene, a Roma ha avuto un infarto mentre si trovava al
ristorante e a nulla sono valse le cure, è morta poco dopo il ricovero al
Gemelli.
Siamo
venuti a conoscenza del fatto nel pomeriggio, dopo circa un'ora dalla tua fuga
e ci è sembrata una ben strana coincidenza... quasi che la mano del destino si
fosse intromessa a proteggerti.
Sai
che la sig.ra Branson era una donna eccentrica e sola, infatti nel testamento
aveva lasciato tutto al gatto.
Ritenemmo
così di attendere che qualcuno si facesse vivo a reclamare le cose lasciate
all'albergo, ma nessuno lo fece.
L'ultima
residenza registrata era stata fatta all'albergo di Roma, e così nessuno pensò
ai gioielli rimasti qui".
"E
io che sono vissuta nel terrore di essere ricercata, di essere riconosciuta benché
sotto falso nome!" - esclamò Laura.
"Vedi,
Laura - continuò David - in realtà io sapevo bene dov'eri. Due anni fa ti avevo
riconosciuta in una foto di gruppo fatta presso la Plymouth, l'azienda del
nonno che io ho ereditato, e sono stato ben felice di sapere delle tue capacità
nel lavoro e dell' irreprensibilità della tua vita in questi ultimi anni.
Ho
capito che la piccola Laura, la cui vita era stata improntata dall'esempio dei
genitori, era cambiata, ecco perché, infine, mi sono adoperato per farti avere
l'invito per l'incontro di Milano. Speravo che anche tu sentissi il tacito
richiamo...".
Qui
David si interruppe; Laura fra i singhiozzi si era aggrappata al suo braccio:
"Dieci
anni, dieci anni della nostra vita sono riuscita a sprecare!"
Partirono
per Londra per il viaggio di nozze. Naturalmente quando giunsero pioveva.
Ma
si trattava di una pioggerellina fine fine, tipicamente inglese.
"Peccato
-disse David - le previsioni davano bel tempo".
Laura
rise felice:
"David,
è inutile che io ti ricordi che le condizioni atmosferiche qui rimangono un
mistero, nemmeno il weather man della BBC è mai in grado di illuminarci al riguardo”.
Serenella: sono senza parole!!!! Ma sei bravissima!!!
RispondiEliminaIntanto hai dato un nuovo slancio alla narrativa di questo blog con il romanzo a puntate, compreso il riassunto delle puntate precedenti: G.R.A.N.D.E.! Quasi quasi sento il padrone di casa se posso fare la stessa cosa col mio Tre. Il numero imperfetto. ;-)
Poi penso che se qualcuno di Mediaset legge questo Blog, ti compra di diritti e ne fa uno sceneggiato!!
Poi, supercomplimentoni per aver fatto resuscitare in ottimo modo la quasi morta protagonista!! Ottimo terzo capitolo, scritto benissimo, ricco di immagini e di nozioni (bella la descrizione del quartiere londinese e tutto lo spiegone sulla distillazione).
Insomma, standing ovation!
C'è pure il lieto fine: sei mitica!!
Ora devi andare avanti perché dobbiamo sapere se lei avrà dei bambini! ;-)
Hei, Stefy, ma sei grande tu col tuo entusiasmo!
EliminaIl lieto fine è tutto in tuo onore.
Eh, eh.
Grazie.
Perfettamente d'accordo con Stefania!
RispondiEliminabeh
potrebbero farne uno sceneggiato televisivooo
Complimenti, Serenella!
Adesso vogliamo i marmocchi...
Una saga,
insomma
Sì, sì, una saga con marmocchi e contromarmocchi;-) tipo il film IL GIGANTE:-)))) Potremmo pensare agli eventuali interpreti!
EliminaGrazie, Ippi, e poi l'idea dei marmocchi non è male.
EliminaDai, potremmo fare un lavoro d'insieme tutti noi del blo, ognuno con un nuovo personaggio da proporre. ;-)
Sono contenta di aver suscitato tanto entusiasmo.
Il primo capitolo aveva ancora un struttura simile al racconto, lasciava intendere degli sviluppi che si sono in parte concretizzati nel secondo. Con il terzo si capisce che hai messo le basi per una storia ben più lunga e complessa. Le storie a puntate non sono proprio adatte al web, ma forse qui sul blog, dove l'attenzione è più concentrata e con l'aiuto importante del riassunto, si potrà seguirti senza perdere la trebisonda. La parte che più mi ha colpito è stata quella della distillazione del gin. All'inizio l'avevo trovata una lezioncina superflua, ma poi mi sono dovuto ricredere. Partire dalla "quota degli angeli", la parte volatile dell'alcol che sale metaforicamente in cielo, per parlare delle contraddizioni che che si agitano nell'animo di Laura...
RispondiElimina[...]a volte, si trovava a pensare a quella parte di angelo che, tuttavia, sentiva appartenere alla sua anima; alla battaglia che talvolta sentiva scatenarsi dentro di sé, ma dove, alla fine, trionfava il demone.
Be' è stata davvero una bella intuizione.
Complimenti, e allora fin quando ti diverti continua a scrivere così.
Grazie Franco, la parte del gin era molto più lunga, lo sai, però, effettivamente avrebbe potuto stancare. Così mi pare sia venuta bene.
RispondiEliminaSpero di poter proseguire, perché la situazione non era premeditata, tutto è venuto man mano da sé.
Pensa un po' a momenti perdevo questa tua opera. Il PC. rotto mi ha reso orfana.
RispondiEliminaDico opera, perché questa tua terza puntata mi è piaciuta e non mi è sfuggita una sola frase.
La prima parte è stata un gioco, ti sei mossa e divertita con una storia strana.
La seconda parte ha aperto una strada a quel gioco e hai messo in atto situazioni e personaggi vari, aprendo le porte al lettore, ovviamente lasciandolo a bocca asciutta. Forse, secondo il mio parere troppa carne al fuoco e troppe spiegazioni.
La terza parte è tutta un'altra cosa. Ti sei mossa con disinvoltura portando avanti le varie situazioni create nel precedente. E lasciando a bocca aperta chi ti ha letto. Anche le descrizioni approfondite sul argomento "gin" non annoiano, anzi: forse è un liquore che a te piace. Persino la descrizione di un quartiere di Londra mi ha portato a un noto film che a me era piaciuto un sacco.
Hai sciorinato le idee con destrezza da consumata scrittrice.
Mi sa che stai veramente scrivendo non un racconto, ma un breve romanzo.
Ciao e...BRAVA
Ciao Elisa, e grazie anche a te.
RispondiEliminaDivoratrice e grande conoscitrice come sei di libri e letteratura moderna mi gratifica il tuo apprezzamento.
E' difficile mantenere desta l'attenzione quando si scrive a puntate... Che dici, ci provo?
Ciao Serenella, ho aspettato un po' a commentarti perché non volevo essere la solita rompiscatole. Poi, mi sono detta che non sarebbe stato onesto, visto che sappiamo che ci leggiamo e commentiamo.
RispondiEliminaLa verità è che anche questa parte non mi ha convinto né appassionato.
Sarà perché ci sono troppe cose dentro e si salta spesso di palo in frasca.
E poi ci sono delle incongruenze che ti costringono a tornare indietro perché, pensi, magari sei tu a non aver capito, ma poi ti accorgi che in effetti l'incongruenza c'è. Per esempio mi riferisco alla sede dell'albergo che ancora non ho capito se è a Milano a Roma o a Siena.
Va beh, insomma, apprezzo certamente l'impegno profuso e la voglia di continuare questo racconto che, se riparato nelle falle, certamente risulterebbe molto accattivante.
Non me ne volere, ma questa è la mia opinione.
Ciao
Grazie del commento Daniela.
RispondiEliminaL'albergo si trova a Siena, Hotel Continent, un prestigioso hotel di Siena. :-))
Brave Serenella, brava, brava brava.
RispondiEliminaAvevo letto solo la prima puntata però adesso so che c'è stato un seguito!
Brava con la B maiuscola!