SIAMO
TUTTI FIGLI DI KEROUAC
PattiS
26/03/2013
etichetta: la stanza di PattiS
“Voglio
essere considerato un poeta jazz
che
suona un lungo blues in una jam session
d’una
domenica pomeriggio. Colgo 242 refrains;
i
miei pensieri cambiano e a volte rotolano
tra
refrain e refrain o dalla metà dell’uno
a
quella del successivo”
introduzione
a Mexico City Blues
Jack
Kerouac nacque nel 1922 da una famiglia molto religiosa a Lowell, Massachusetts,
e morì nel 1969 a S. Petersburg, Florida in preda all’alcolismo. Scrive il suo
primo romanzo “The Town and the City “nel 1950 dopo il College ed essersi
imbarcato come marinaio visitando vari porti dell’Atlantico e
Mediterraneo. Appassionato da sempre di
scrittura svolse centinaia di lavori annotando tutto quello che vedeva e gli
passava per la mente. Nel 1957 fu
pubblicato il suo capolavoro “On the Road” che gli procurò immediatamente fama
e successo nonostante parecchie critiche al suo stile definito “prosa
spontanea”. Insieme ai suoi compagni Allen Ginsberg e William Burroughs,
Ferlinghetti e Corso diede origine al movimento “Beat Generation” che Corso ben
sintetizzò con le seguenti parole: “Beat è il viaggio dantesco, il beat è
Cristo, il beat è Ivan, il beat è qualunque uomo, qualunque uomo che rompa il
sentiero stabilito per seguire il sentiero destinato”. Il beat, per le
successive generazioni di scrittori e poeti ha costituito uno spartiacque, in
tutto l’Occidente. Bisogna prenderne atto. Non si può scrivere oggi senza tenerne
conto.
![]() |
Kerouac - Car - Ginsberg |
Meno
noto come poeta, Kerouac, forse meno intellettuale di Allen Ginsberg, ci lascia
però poesie di un certo livello. Considerate la peculiarità del verso che
riproduce il suono jazz e le sue improvvisazioni, purtroppo di difficile traduzione, ma resta comunque quel
senso quel sentimento di libertà che traspare e ci fa sentire come un vecchio
hobo, irrequieto, camminando su e giù per il mondo.
INNO
E
quando mi hai mostrato il Ponte di Brooklyn
nel mattino,
Ah Dio,
E
la gente che sdrucciola sul ghiaccio nella via,
due
volte,
due volte
due persone diverse
sono passate, dirette al
lavoro
così oneste e volonterose
agguantate ai loro pietosi
Daily News del mattino
sdrucciolano sul ghiaccio
& cadono
entrambi in 5 minuti
e ho pianto ho pianto
È
stato allora che mi hai insegnato le lacrime, Ah
Dio
in quel mattino.
Ah tu
E
io appoggiato al lampione mi asciugavo
gli
occhi.
gli occhi.
nessuno sa che ho pianto
o che me ne importasse qualcosa
ma Oh ho visto mio padre
e la madre di mio nonno
e le lunghe file di sedie
e balie di lacrime e morti,
Ah io, sapevo Dio che Tu
concepivi per me migliori progetti
Pertanto
qualunque progetto tu per me concepisca
O
suddivisore di maestà
Falla
corta
Breve
Falla
rapida
Portami a casa dalla Madre Eterna
Oggi
Comunque
al tuo servizio,
(e fino a quando)
1959
Ed.
Mondadori, trad. Massimo Bocchiola
MOSCHE
E
non ci sarà stato un tempo che le mosche
non
cercavano il sole oltre finestre
proibite?
E
che gli uomini non pregavano Dio
perché li liberasse dall’errore.
Gesundheit?
O
i giocatori di football non facevano capannello
per complottare la sconfitta avversaria
A
colpi di gessetto?
Cosa
importa? Dio ci ama tutti, il Suo
Pensiero & le Immagini nel Suo sogno.
Gesundheit.
Né
un Ebreo della Torah o Corano
incantatore è mai stato più in gamba
di
Dio.
Amato
Dio – tutti amano Dio, loro stessi
-
perché
preoccuparsi del frocio in Stanza 3?
Dio
vi benedica.
Bevo
i miei whisky sour al Ritz
Alle 3 di domenica pomeriggio parlando di
Tolstoj.
quien
se ne frega?
Tutto quello che voglio fuor di questa
persefone
Sono poesie che inducano latte d’amore
nell’anemone
–
Ed.
Mondadori, trad. Massimo Bocchiola
95ESIMO
REFRAIN
È
lì che imparai a dire “porta”
mentre
migliaia di cose
accadevano
nella foresta di Maldoror
del
vicinato, Beaulieu Street
poco
più avanti, con topi di cantina toposa
e
pestelli e pescicani
e
pesti di casermon vocalisti,
intimisti
– la tetra popolazione
Del mondo nel 1924.
A due anni, sedevo sul marciapiede
a contemplare il tempo nella sabbia bianca,
ma questo era a Brunaby Street.
nomi di Strade Stronze.
Appuntamento da lenze.
“Simplificus?
Ridiculous?
Immensicus?
Marvailovous!”
Le
selvagge mille e una e mille
cose
Da fare e da farsi
quando sei un bimbolo
di due o quattr’anni
nel cerchio chiaro
dentro la mente
di gioia donata dal
cielo.
Da
Mexico City Blues
Newton,
Grandi Tascabili Economici
Jack
il Mago nella sua tomba
a
Lowell per la prima notte
quel
Jack attraverso i cui occhi
vidi
smog
splendore luce
oro
sulle spire di Manhattan
non
vedrà mai questi camini fumanti
mai
più sulle statue di Maria
nel
Cimitero.
Allen Ginsberg, poesia composta e
letta per Jack al suo funerale
![]() |
foto Acerbo - Ginsberg legge una poesia |
Forte Patti ! Sempre post interessanti i tuoi, e comodi, soprattutto per un pigrone come me. Tu mi faciliti le cose e mi dai l'opportunità di leggere un po' di sana Poesia, che altrimenti non essendo un patito, non leggerei più che altro per pigrizia.
RispondiEliminaInsomma un bell'invito a nozze. Grazie!
E brava Patti. Non materialmente ma moralmente ero con loro, era il sogno di libertà, rimasto un sogno. Quando sento Cohen, tutto torna.
RispondiEliminaPosso postare qualche suo haiku? Kerouac ne scrisse migliaia
Completamente silenzioso
nella notte stellata
Il piccolo albero
Crepuscolo-La bufera
nasconde ogni cosa,
persino la notte
Nella casa silenziosa,
gli sbadigli silenziosi
di mia madre
Il granaio
nuota in un mare
di foglie spazzate dal vento.
Grazie a te
"Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati.
RispondiEliminaDove andiamo?
Non lo so, ma dobbiamo andare".
Il libro "Sulla strada", dal quale questa frase è tratta, è un vero e proprio inno alla libertà.
Non conoscevo i suoi haiku: belli, e denotano molto la sua profondità di pensiero.
Autore tra i più belli e dannati del ventesimo secolo.
RispondiEliminaVita sregolatissima, è arrivato a stimolarsi anche con la benzedrina per scrivere senza sosta. Muore in età davvero troppo prematura. Avrebbe potuto dare tanto altro ancora.
Molto belle le tue proposte Patti, come anche gli haiku (che comunque non mi entusiasmano in quanto haiku) proposti da Elisa.
Ma la sua produzione è così vasta che mi vien voglia di metterci anch'io qualcos'altro.
L'ULTIMO HOTEL
L'ultimo hotel
Vedo la parete nera
Vedo la sagoma della finestra
Lui sta parlando
Me ne infischio di cosa sta parlando
M'importa solo che è l'ultimo hotel
L'ultimo hotel
Fantasmi nel mio letto
Le capre che ho sgozzato
L'ultimo hotel
SOLITUDINE MESSICANA
E sono uno straniero infelice
contento di scappare per le strade del Messico
I miei amici sono morti su di me, le mie
amanti svanite, le puttane bandite,
il mio letto sbattuto e sollevato dal
terremoto – e niente erbasanta
per uno sballo a lume di candela
e sognare – solo spurghi d’autobus,
ventate polverose, e cameriere che mi sbirciano
da un buco nella porta
segretamente attizzate alla vista
degli onanisti fottenti cuscini -
Io sono la Gargolla
di Nostra Signora
che sogna nello spazio
sogni di grigia nebbia -
Il mio volto è puntato verso Napoleone
- io non ho forma -
La mia agenda è piena di DEFUNTO
non ho valore nel vuoto,
in patria senza onore, -
Il mio unico amico è un vecchio pederasta
senza macchina per scrivere
Chi, se è mio amico,
lo beccherò nel culo.
Mi resta ancora un pò di maionese,
tutta un’inutile bottiglia d’olio,
contadini mi lavano il lucernaio,
un matto si schiarisce la voce
nel bagno a fianco
cento volte al giorno
condividendo il soffitto con me -
Se mi ubriaco mi viene sete
- se cammino il piede mi cede
- se sorrido la mia maschera è una farsa
- se piango non sono che un bambino -
- se mi ricordo sono bugiardo
- se scrivo la scrittura è passata -
- se muoio il morire è finito -
- se vivo è appena cominciato -
- se aspetto l’attesa è più lunga
- se vado l’andare è andato -
se dormo la beatitudine è pesa -
mi pesa sulle palpebre -
- se vado a un cinema da poco prezzo
mi assalgono le cimici -
I costosi non me li posso permettere
- se non faccio niente
niente fa
GREGORY CORSO - HO VENTICINQUE ANNI
RispondiEliminaCon un amore un delirio per Shelley
Chatterton Rimbaud
e l'affamato guaito della mia gioventù
si è propagato da orecchio a orecchio:
IO ODIO I VECCHI SIGNORPOETI!
Specialmente i vecchi signorpoeti che ritrattano
che consultano altri vecchi signorpoeti
che esprimono la loro gioventù in bisbigli,
dicendo: - Queste cose le ho fatte allora
ma è acqua passata
è acqua passata -
Oh vorrei tranquillizzare i vecchi
dirgli: - Sono vostro amico
ciò che eravate una volta, grazie a me
lo sarete ancora -
Poi di notte nella sicurezza delle loro case
strappare le loro lingue apologetiche
e rubare le loro poesie.
Per me non era tanto a posto col cervello.
RispondiEliminaLe droghe ci devono aver avuto la loro bella parte...
Sid
Desolato, mi raccontava un ciclista professionista ritiratosi: " Non c'è niente da fare. Anche il ciclista più bravo nulla può contro una schiappa drogata che corre alla disperata! ".
RispondiEliminaIl letterato che usa stupefacenti non è altro che un truffatore che contrabbanda per genialità la sua alterazione mentale.
A mio parere è fuor di luogo leggerlo.
Sid