Passanti
Né in cielo né in terra
Un'opportunità
La luce, dall'alto
Passanti
Umanità sui
marciapiedi, intenta
in slalom
a schivare
le pozzanghere.
Ma l’acqua
sull’asfalto non riflette
gli sguardi:
noi passanti
andiamo
avanti
– negli occhi
gambe
stecche
degli ombrelli
Né in cielo
né in terra
Le
costruzioni di mattoni
rossi
le gru più
in là, lassù
così lontano
il cielo.
Sull’autobus
che taglia
in linea retta la città
ben poca
fretta
di toccare
il suolo
nessuna
voglia di
spiccare il
volo.
Un’opportunità
La rosa che
sporge dal giardino
si regala ai
passanti
– basta un piccolo sforzo, un braccio
p r o t e s
o.
Ma tanti
vanno in fretta
a capo
chino, e chi la vede
non ci
casca, si rammenta
delle spine,
tiene le mani in tasca:
non ha i
guanti.
La luce,
dall’alto
Gli aloni
dei lampioni
nella nebbia
si
allargano, abbassandosi
posano sulle
teste
sono
aureole.
Noi passanti
siamo i santi.
Piccoli pezzi sui "considerando" quotidiani che inducono a riflettere sulla nostra apaticità.
RispondiEliminaSembrano riflessioni un po' pessimistiche sul genere umano: guardiamo in basso, non spicchiamo il volo, abbiamo paura delle spine delle rose, poi, però, ecco che nel buio appariamo, sotto la luce artificiale, nella nostra vera veste: noi passanti siamo i santi.
Come potrebbe essere altrimenti in questo mondo in sospeso, che sa molto di finto.
Non so se questa sia la giusta interpretazione, ma posso dirti che sono immagini che mi hanno colpita.
I tuoi sono sguardi fugaci sulla città, sono quadri di “sguincio” di una umanità che si guarda senza vedersi, che si sfiora ma non si tocca. Un velo di tristezza si è posato su queste brevi poesie, scritte con il tuo stile molto personale che ho sempre apprezzato, anche in tempi non sospetti;-). Pessimista, dice Serenella? Ma sì, io aggiungerei con disincanto e un pizzico di amarezza.
RispondiEliminaCiao omonimo, fatti vedere più spesso da queste parti e regalaci sempre qualche bella canzone.
Sempre molto apprezzate le tue poesie, nella loro semplicità espressiva lasciano un segno che non è passeggero.
RispondiEliminaUno sguardo disincantato, il tuo, che pure cerca conforto in chi ti legge.
Se la vita è questa, un camminare cercando di scansare le pozzanghere, ignorando la rosa che vorrebbe essere colta, se la nebbia nasconde la fisicità delle cose, sarebbe allora il caso di cambiare passo, di apprezzare le offerte della natura, di cercare la luce che potrebbe sprigionarsi da un incontro.
C'è, nei tuoi versi, un accenno di dolore che pure non vuole esplodere per paura delle conseguenze, c'è la voglia di gridare: "ma una vita diversa è davvero impossibile?".
Leggo comunque nei tuoi versi la speranza, che non è utopia, che credere negli altri potrebbe far balenare l'arcobaleno, la fine della solitudine in cui ci si rifugia non solo perché non si crede negli altri, ma soprattutto perché non si crede di essere capaci di una virata mentale e affettiva.
Ti ritrovo con piacere e con qualche rivisitazione, sono contenta.
RispondiEliminaPillole poetiche di una poetica in divenire.
Uno sguardo devo dire, preciso, conciso, inciso nella materia come un colpo di scalpello.
Lola.
ciao da Lola,
Pennellate chiaroscure illuminate dall'aureola di una santità nostro malgrado guadagnata giorno dopo giorno semplicemente vivendo perchè diciamocelo, ci vuole del coraggio per stare al mondo.
RispondiEliminaBravo Pale :-)
Grazie di cuore a Serenella, Franco, Salvo, Marilena e Lola.-
RispondiEliminaGrazie per i bei commenti tutti centrati e interessanti.
Un ringraziamento particolare al padrone di casa che mi ha messo le poesie proprio bene e che ha ragione quando mi dice di farmi vedere di più.
Quanto alla musica mi sono impegnato ma non mi ha filato nessuno... :-)
(Serenella sì però che ha apprezzato la mia scelta di Vecchioni, grazie.)
Franco "Pale"
Sette miliardi di individui, sette miliardi di sconosciuti.
RispondiEliminaIndividui, non persone.
Mai come in questi ultimi decenni è dilagata la solitudine.
Adesso ci si è messo anche internet: con il web, la morte associazionistica ( circoli, salotti, gruppi, ecc. ).
Basta quindi fraternizzare alle code degli sportelli, dialogare alla bottega, ai giardinetti, passeggiando, ecc.
La folla anonima si sperde in mille rivoli, ciascuno barricandosi nella sua area protetta.
Non ci si guarda nemmeno più, solo attenti a schivarsi, a non prendersi una coltellata...
Le gambe come rigidi trampoli.
Ah, che bella società!
Ce lo ricorda, seppur ne avessimo avuto ancora bisogno, questa fredda, livida proposta in lettura.
Siddharta
Sid, sto constatando che ti stai facendo sempre più poetico.
EliminaCiao, buona serata.
Buona serata anche a te, Serenella.
EliminaSid
Grazie molte, anche se mi spiace averti scatenato una crisi autodistruttiva di pessimismo - io così livido forse non volevo essere e in fondo una speranziella... :-)
EliminaUn saluto
Franco "Pale"
E' chiaro che sei ancora giovane: qualche annetto in più e mi darai ragione...
EliminaConsapevol/mente.
Sid
Caro Sid mi fa piacere sapere che sei vivo e vegeto. Ero allarmato!
EliminaUn messaggio recente su fb, apparso nella pagina del blog, diceva testualmente. "Un saluto al compianto Siddharta"!
Che intendeva dire quel buontempone di Pietro Z.?????
Perchè vedi, Siddharta, Epitteto, Epitteto Eubulide, Frà Salimbene, Barabba, ecc. sono la stanza degli specchi dello stesso personaggio.
EliminaMuoiono e risuscitano a seconda dei tempi e dei luoghi.
All'epoca Siddharta era sceso agli inferi dandosi per morto. Poi è ritornato in circolo come l'araba fenice per pontificare coi suoi assurdi logici...
Incredibil/mente, Sid.
Neanche una parola di troppo, né un singolo aggettivo messo lì ad impressionare il lettore;
RispondiEliminasolo lo stretto necessario, usato con sapienza, per poterlo invece -toccare-.
In pratica, quasi dei tele-grami poetici scritti con la solita maestria.
Ciao Pale
Su < Nè in cielo nè in terra > di PaleS.
RispondiEliminaUn ossimoro più di vita che poetico.
Ma da qualche parte alla fine bisognerà pur andare...
Tertium non datur, pare sentenziare l'Autore.
Al di là delle battute, è vero, spesso o forse sempre ci troviamo spiazzati, senza ricovero.
In tale situazione si versa in uno stato di perenne disagio.
In piena assonanza con la termodinamica, per la quale ogni sorte di ordine andrà fatalmente a tramutarsi in disordine.
In verità da troppo tempo il nostro interiore versa in quest'ultimo assetto.
Fino alle madri, che consigliano alle figlie tantissimo minorenni di fare le puttane a vita...
Ahimè, la lirica in lettura non pare darci speranza, checchè sostenga PaleS in altro commento.
Leggiamo allora a fondo la disperazione di questi versi che ben tratteggiano la vile realtà della condizione umana.
Puntual/mente.
Siddharta
Errata corrige: < sorta >.
EliminaSid
Su < Un'opportunità > di PaleS.
RispondiEliminaVorrei buttarla in metafora.
A) - In questi tempi prenatalizi e di violenze metereologiche, si stanno sprecando le richieste di solidarietà in denaro.
Come sempre.
E mai che dopo la raccolta si dica sull'ammontare effettivo o peggio sul rendiconto.
Ora non credo più.
B) - Oggi a essere generosi si rischia l'ingratitudine se non peggio.
Varie volte ho cercato di aiutare i bisognosi o presunti tali.
Ebbene ho sempre letto nei loro occhi la rabbia del dover accettare, come un'offesa intima e personale.
Ora non dono più.
Tengo le mani in tasca, ci son le spine, non ho i guanti...
( Un giorno ho chiesto al mio Sindaco se c'erano in paese dei poveri, per aiutarli.
Mi rispose < Il più povero di noi pasteggia il mattino con cappuccino e brioches! >... ).
Fredda/mente, Siddharta.
Su < La luce, dall'alto > di PaleS.
RispondiEliminaSpesso gli amici della bassa padana mi hanno confidato il piacere di camminare nella nebbia invernale.
Nel silenzio ovattato tutt'intorno, soli con se stessi, quasi sperduti nel nulla.
Sì, è vero, PaleS è un ottimo osservatore.
I lampioni sembrano scendere luce dall'alto e cucirne aloni sul capo dei passanti.
Ciascuno come ombra in colorato stinto, comparsa dal fondo e subito inghiottita dal fitto della nebbia.
Sei versi spogli piantati su poche voci chiare ed essenziali.
Semplice/mente.
Siddharta
Ciao PaleS,
RispondiEliminaho letto i tuoi brevi e intensi – non- appunti di viaggio
(perché la strada non rispecchia il nostro percorso veramente sentito
e di questo sistema non regna neanche il surrogato delle formule
che lo avevano alimentato).
Non siamo più neanche formule camminanti sotto la tela colorata di
certi ombrelli.
Per ironia massima mi viene da pensare a quelli che vendevano nelle spiagge
“gli infiltrati” Ombrelli da chiusi tutti neri come pece ma da aperti erano un
giro di spicchi di città: Roma , Firenze, Parigi, Milano e via discorrendo,
impresse bene nella tela che andremo a guardare, camminando, schivandoci
l’un l’altro come fossimo pozzanghere noi stessi.
Quasi una benedizione questi ombrelli, se servono a nasconderci le gru e
da un cielo sempre più lontano.
Che la vita riprenda dietro l’opportunità di una rosa ? Qualcuno disse che spesso
nascono dallo sterco e mai da un freddo diamante, ma chi si rammenta del suo solo profumo non ha guanti contro le spine! E poi , soprattutto non ha tempo di averne cura dopo averla raccolta. Occorrerà un vaso decoroso e adatto al suo lungo e spinoso gambo e acqua pulita , un vero tesoro di questi tempi!
Una sospensione totale del vivere mi giunge con la luce che viene dall’alto, come un grande occhio che ci adesca con fasci di luce alternati e ci assorbe o risucchia se volete, ma i passanti che restano come avvolti nella nebbia non sono i nuovi santi , per il mio modesto sentire, ma i miracolati, che nonostante tutto ancora sperano di non sbagliare strada
Ma la poesia che racchiude la tua raccolta è questa:
Passanti
Né in cielo né in terra
Un’opportunità
La luce , dall’alto.
Passanti, come i tuoi versi , amici sconosciuti che mi hanno accompagnato
per un tratto di questo mio pigro e incerto pomeriggio.
Ciao, loretta
.
Ancora ringraziamenti. Dovuti. Ma più che altro voluti. Di cuore.
RispondiEliminaA Maurizio per la precisione e perentorietà dell'apprezzamento, Asciutto, in linea con lo spirito di questa minisilloge.
A Sid (scusa se mi permetto, con il diminutivo confidenziale) per l'ampiezza analitica e la generosità delle sue riflessioni.
A Loretta per la partecipazione davvero appassionata.
Cos'altro dire? Che mi ha molto colpito l'interesse suscitato da queste quattro brevi poesie in compilation.
Mi auguro di non avervi abbattuto oltremodo: già il tempo e certi avvenimenti in questo periodo non incoraggiano al sorriso.
Ma via, in fondo, un pochino santi lo siamo per davvero (lo dico soprattutto per Loretta) anche se la luce che ci veste di aureole non proviene così tanto dall'alto, non dall'alto "vero", quello che ci darebbe un'investitura ufficiale, ma soltanto dall'altezza dei lampioni. Un'aureola di consolazione. Un'aureola di pietà.
Beh, comunque c'è motivo di tristezza anche per me questa sera, visti i risultati del pomeriggio: la squadra della mia città vestita di viola le ha prese e non si può essere Allegri - forse non lo è nemmeno il padrone di casa ;-). (Un salutone stavolta senza ironia anche a te Franco e grazie ancora.)
Franco "Pale"
In questa giornata triste e uggiosa,
Eliminanon mi consola neppure
la sconfitta della viola :-)
Franca/mente
Non avevo dubbi che venendo a leggere te non me ne sarei pentita. Istanti, tocchi, fotografie di un andare, di un passare incerti e svogliati che va in parallelo con una natura austera e distante. Un percorso denso di senso in una forma poetica autoriale. Si, qui c'è il tocco autentico della poesia. Bravissimo
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