La genesi di questo racconto di Simenon, (non lasciatevi
incantare dalla copertina e dall’importanza dell’editore, non è un romanzo),
che ho scoperto sfruculiando tra i commenti e le recensioni del web, è davvero
singolare.
Infatti di questo racconto esiste anche una versione
precedente dal titolo, Il piccolo sarto e il cappellaio, dove si racconta la
stessa storia, ma questa volta dalla parte del piccolo sarto
Kachoudas, con i suoi tormenti e che, quando scopre che il vicino di casa è
l’assassino ricercato dalla polizia, esita a lungo, incerto fra la paura e il
desiderio di riscuotere la taglia.
Nei fantasmi del cappellaio, come indica il titolo stesso, il
protagonista è il cappellaio Labbé, il serial killer, mentre il piccolo sarto
armeno, “…pur non passando in secondo piano, finisce con il diventare la naturale
complementarietà dell’altro, perché entrambi finiscono con il diventare
complici, in quanto condividono un orribile segreto.”
“Ambientato a La Rochelle, in un autunno grigio, freddo e
piovoso, la narrazione procede nella realtà di una comunità di modeste
dimensioni, in una vita tutto sommato ripetitiva e monotona, fatta di ore e ore
trascorse al bar per la ormai irrinunciabile partita di bridge, a cui la
borghesia non può mancare, perché ormai è diventato un suo rito, un momento di
contatto fra chi conta e si conosce da tempo immemorabile.
[…] La capacità di Simenon di analizzare gli individui, di entrare nella loro psiche qui raggiunge vertici straordinari e se la maggior parte dell’attenzione è riservata al serial killer, anche per gli altri personaggi c’è un interesse rilevante per il loro comportamento, per i fantasmi che agitano la loro mente, in primis per il piccolo sarto armeno, quel Kachoudas che più di tutti patirà il segreto di cui è venuto a conoscenza e che nel volgere di pochi giorni, complice la sua coscienza, finirà per travolgerlo.”
[…] La capacità di Simenon di analizzare gli individui, di entrare nella loro psiche qui raggiunge vertici straordinari e se la maggior parte dell’attenzione è riservata al serial killer, anche per gli altri personaggi c’è un interesse rilevante per il loro comportamento, per i fantasmi che agitano la loro mente, in primis per il piccolo sarto armeno, quel Kachoudas che più di tutti patirà il segreto di cui è venuto a conoscenza e che nel volgere di pochi giorni, complice la sua coscienza, finirà per travolgerlo.”
Per comodità e soprattutto perché con le mie parole di meglio non avrei saputo fare, ho riportato qui sopra un estratto di una recensione che mi sembrava molto convincente e della quale non mi voglio attribuire i meriti.
Il racconto merita assolutamente di essere letto anche da
coloro che non apprezzano particolarmente il noir, tuttavia vi consiglio di
acquistarlo nella versione eBook, non vale la pena spendere il prezzo intero di
copertina. Se avete voglia e tempo di cercare in rete si trova anche la
versione originale “gratis”, ma per correttezza non vi fornirò le coordinate.
Buona lettura.
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