Rimane
difficile parlare di questo personaggio dalle tinte fosche, troppi sono i
delitti a lui addebitati.
Un carattere
abituato ad ottenere quello che voleva, forte del ruolo di figlio del potente
pontefice, e molte furono le prepotenze che gli vennero attribuite, alcune
veritiere, altre del tutto infondate dovute alla fama che lo circondava.
Era ben
fatto ed elegante e, come viene riportato in un documento: "muscoloso e fine, armonioso nel disegno
delle giunture e delle membra atte e scarse". Ma il viso era sciupato da uno sfogo di quel
mal francese che aveva contratto durante una sua permanenza a Napoli e che
periodicamente riappariva.
In pochi
anni poté costruire uno Stato grazie alla protezione del padre Papa Alessandro
VI, e quando il papa morì perse la sua baldanza, si ammalò e corse incontro
alla morte in battaglia in Spagna, nella Navarra.
Fu suicidio?
Certamente fu una morte cercata.
Cesare
Borgia era nato a Roma il 13 settembre 1475, figlio dell' ancora Cardinale
Rodrigo Borgia, che nel 1992 diventerà pontefice con il nome di Alessandro VI,
e di Giovanna de Candia dei Cattanei, soprannominata Vannozza. Una nobildonna
mantovana amante per quindici anni di Alessandro VI, dal quale, oltre a Cesare,
avrà due figli maschi e una femmina: la famosa Lucrezia.
Il padre lo
introdusse presto alla carriera ecclesiastica, ma poco attratto dalla vita
clericale e molto più incline a quella militare, Cesare chiese ed ottenne di
poter deporre la porpora cardinalizia che rivestiva.
Era sua
intenzione sposare Carlotta d'Aragona (figlia maggiore ed erede del re di
Napoli), che era cresciuta in Francia alla corte francese, e tramite questo
matrimonio rivendicare il regno di Napoli.
Partì per la
Francia con un imponente e lussuoso seguito, ma Carlotta rifiutò la proposta
nonostante esistesse un accordo fra il papa ed il re Luigi XII per uno scambio
di favori: in cambio del matrimonio del figlio con Carlotta il papa avrebbe
concesso al re l'annullamento del matrimonio per permettergli di convolare ad
altre nozze.
Di fronte
all'ostinato rifiuto di Carlotta, Cesare
non consegnò al re la bolla papale per l'annullamento.
La difficile
trattativa fu risolta con un compromesso, e Cesare Borgia nel 1499 in cambio della bolla di divorzio
ottenne la mano della nipote del re,
Charlotte d'Albret di Navarra, acquisendo il titolo di Duca del Valentinois. Da
qui l'appellativo di "Duca di Valentino".
Cesare
Borgia aveva dato ampie prove di estrema decisione e risolutezza e
per
contribuire alla crescita e all'acquisizione di nuovi possedimenti si era
spesso trovato a compiere congiure e atroci delitti contro nemici politici e
militari. Fu anche accusato dell'uccisione del fratello primogenito Giovanni,
il preferito del padre.
Un episodio
di strangolamento durante un banchetto, rimasto famoso, fu quello perpetrato da
Cesare Borgia nel 1503 contro quattro traditori che, sotto il comando di
Vitellozzo Vitelli, già suo condottiero, avevano ordito contro di lui per
scacciarlo da Urbino. L'episodio verrà citato da Niccolò Machiavelli in un
capitolo del suo famoso trattato "Il Principe".
Nel
"Principe" si intuisce il riferimento al Valentino come modello per
chi volesse conquistare e mantenere un principato: un insieme di energia e
intelligenza. Il principe, secondo Machiavelli, deve essere intelligente ma
anche efficace ed energico, e Machiavelli vedeva nel Valentino la persona
capace di compattare e riunire l'Italia in un unico stato, liberandola dal
giogo straniero.
La massima
esemplificata che gli viene attribuita è:
"Il fine giustifica i mezzi".
"Facci
dunque uno principe di vincere e mantenere lo stato: e mezzi saranno sempre
iudicati onorevoli e da ciascuno lodati"
La frase di
Machiavelli, però, come si vede è
riferita espressamente ad azioni legate alla ragion di stato e non a qualunque
azione generalizzata.
Cesare
Borgia nel 1502 aveva assoldato anche Leonardo come architetto e ingegnere per
aggiornare le fortificazioni militari, e Leonardo gli presentò molti progetti;
per lui mise a punto un nuovo tipo di polvere da sparo, formata da una miscela
di zolfo, carbone e salnitro, studiò macchine volanti e strumenti per la guerra
sottomarina.
Al seguito
del Valentino assistette al sanguinoso attacco contro Urbino e, proprio a
Urbino, prima che il Borgia fosse poi costretto ad abbandonare la città,
Leonardo strinse forti rapporti d'amicizia con Niccolò Machiavelli,
probabilmente già conosciuto a Firenze.
Cesare
Borgia aveva conquistato la Romagna fra la fine del 1499 e gli inizi del 1500.
Gli storici concordano nell'identificare nel periodo di signoria del Borgia
un'esperienza politica importantissima in quelle terre, dove le precedenti
signorie avevano fatto precipitare la popolazione in uno stato di caos. I
Borgia riportarono non solo ordine e stabilità, ma anche giustizia e tribunali.
Nel 1503
Cesare stava progettando di impossessarsi anche delle principali città toscane
quando, nell'agosto di quell'anno, papa Alessandro sesto morì.
Venne così a
trovarsi senza il suo principale sostegno e punto di riferimento: la morte del
padre lo privò delle risorse finanziarie e politiche che gli occorrevano per
mantenere le sue conquiste.
Con
l'elevazione del suo acerrimo nemico, Giulio II della Rovere, a pontefice,
dovette rinunciare a tutte le sue mire. Fu tenuto prigioniero a Castel
Sant'Angelo finché la chiesa non rientrò in possesso di tutti i territori da
lui acquisiti, poi gli venne concesso d'imbarcarsi per Napoli. Venne, però, inviato
nuovamente prigioniero in Spagna, da dove, dopo una rocambolesca fuga, riusci a
fuggire presso il re di Navarra, suo cognato.
Morì a 32
anni combattendo per Giovanni III d'Albret, re di Navarra, nell'assedio di
Viana, in Spagna, nella notte tra l'11 e il 12 marzo 1507.
Aveva
guidato cento cavalieri ad una sortita e, messi in fuga i nemici, li aveva
inseguiti con tale foga da non accorgersi di aver sopravanzato la sua scorta e
di precipitare fra le linee nemiche. Ma il Valentino era un provato uomo d'arme,
presente a sé stesso, non era uomo da lasciarsi trascinare dall'ardore.
Oggi, a
Viana, la sua tomba, è sempre più meta di visite.
Indubbiamente
ebbe doti di grande soldato, e le qualità e i difetti del tempo in cui visse.
Non a caso Machiavelli lo scelse come figura di paragone per "Il
Principe". Compì i suoi delitti per calcoli finalizzati alla sua ascesa,
non per sadismo, non differendosi, nel male, da altri personaggi del suo tempo
(o, in definitiva, di tutti i tempi).
Ottimo Serenella, ottimo post.
RispondiEliminaNon ti stancare, vai avanti con questi appunti di storia, prima o poi ti daranno le soddisfazioni che meriti, ne sono sicuro.:-))))
Ciao
Sì Serenella, don't stop. Molto molto bene!
RispondiEliminaEvvai! I miei due lettori mi spingono a continuare. :-))
RispondiEliminaGrazie Franco, grazie Uriah dell'incoraggiamento.
Io sono il terzo, Serenella (pezzo centrato - a me questi richiami di storia fatti in leggerezza piacciono).
EliminaBuon week end
Franco "Pale"
Grazie Franco. Buon fine settimana anche a te.
EliminaDa ultimo, ma non ultimo, riconfermo la bontà ed utilità di questi ritratti storici riassuntivi.
RispondiEliminaPer la memoria dei fatti e puntigliosità di ricerca.
Una sezione importante del blog.
Confiderei nella ripresa di Fra Salimbene la cui < Cronica > getta uno sguardo illuminante e forse unico nel basso medioevo.
Storica/mente, Siddharta.
Ringrazio anche te Sid. Vedo che Fra Salimbene ti è entrato nel cuore. Certamente la sua "Cronica" è stato un importante contributo per la conoscenza dei fatti del tempo. Non so, però, se sia il caso di ritornarci su.
EliminaMagari a quattro mani...
EliminaSe mi dai la tua e-mail potrei addurre qualche particolarità.
Naturalmente il lavoro sarebbe tutto tuo.
Potrebbe essere spezzato in due-tre capitoli per alleggerirne la lunghezza.
Affettuosa/mente.
Sid
Per me va bene Sid. Potresti integrare con le tue notizie lo studio che ti ho già mandato e se al WB va bene pubblicarlo a puntate.
EliminaCi sentiamo comunque via mail, puoi fartela dare da Franco.
Per me va bene Sid. Potresti integrare con le tue notizie lo studio che ti ho già mandato e se al WB va bene pubblicarlo a puntate.
EliminaCi sentiamo comunque via mail, puoi fartela dare da Franco.
Buon ultimo, ma spero meglio tardi che mai, aggiungo una postilla; a mio parere il Borgia soffre di due grossi handicap
RispondiEliminaa) perse - e, si sa, la storia la scrivono i vincitori. Probabilmente non fu nè meglio nè peggio di molti suoi contemporanei, ma, ahilui, la sorte non gli fu propizia, e finì come finì
b) ebbe - poveraccio - un pessimo press agent, cioè Machiavelli, che già di suo venne dipinto come demonio per avere dipinto gli uomini, e in specie gli uomini di potere, per come sono e non per come gli stessi vorrebbero apparire, a sè a e agli altri, traendo poi, da questa rappresentazione, le logiche - e spesso poco lusinghiere, ma non certo ipocrite - conseguenze.
C'è una famosissima, e bellissima lettera, a Francesco Vettori, ambasciatore fiorentino a Roma, che Machiavelli scrisse per presentare la sua opera "Il Principe".
RispondiElimina« Venuta la sera, mi ritorno in casa ed entro nel mio scrittoio; et in su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango et di loto, et mi metto panni reali et curiali; et rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio et che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro et domandargli della ragione delle loro azioni; et quelli per loro umanità mi rispondono; et non sento per quattro ore di tempo alcuna noia; sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte; tutto mi trasferisco in loro. Et perché Dante dice che non fa scienza sanza lo ritenere lo avere inteso, io ho notato quello di che per la loro conversazione ho fatto capitale, et composto uno opuscolo "de Principatibus ».
Le interpretazioni sul "Principe" sono state molteplici, chi riteneva fosse un trattato per i tiranni e i governanti, chi riteneva valida l'interpretazione obliqua, cioè fosse utile per svelare al popolo quali fossero gli intrighi per arrivare al potere.
« Quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori
gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue »
(Ugo Foscolo - Dei Sepolcri)
Mi e piaciuto il post e anche la deviazione su machiavelli con conseguente postilla al post in forma di risposta e pubblicazione di un testo ,la lettera, che per me vale molto. Continua, anche se a scoppio ritardato, io leggerò con gusto
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