Il mare
potevi sentirlo dietro i finestrini della due cavalli lanciata sui tornanti
della panoramica. Bastava appoggiare la testa al finestrino per sentire quelle
vibrazioni: le ruote mangiavano la terra, sbriciolando tufo e arenaria come un
riff di fender. Nella furia che strappava la montagna a morsi ti veniva di
guardare giù: a ogni curva la due cavalli sembrava pronta a tuffarsi a volo
d’angelo.
In aperta
contrapposizione con Holmes e con lo scientismo che incarna, il prete –
detective ideato da Chesterton vorrebbe indagare sull’uomo o, meglio,
sull’anima.
Rifuggendo
altresì dalla psicologia – altra derivazione, in fondo, del positivismo – padre
Brown, più che fare luce sul delitto, aspira a che il delinquente sia
illuminato /salvato.
Ovviamente
l’indagine è al centro dei suoi racconti, ma essa diviene fine “mediato”. Fine
ultimo è quello etico e morale.
Non siamo di
fronte ad un Savonarola che, individuato il colpevole, gl’intima di pentirsi,
si badi bene, ma, piuttosto, a qualcuno che mette il delinquente di fronte al
delitto e lascia che la grazia, se c’è e quando c’è, faccia il resto.
Lo strumento
è la simplicitas evangelica – inevitabilmente fonte di scandalo.
Avevo da tempo intenzione di postare sul “Salotto di aprile
2014” una poesia al giorno, l’intenzione era quella di fare una rivisitazione
delle liriche più o meno famose sulla primavera, poi mi sono accorto che il web
è stracolmo di iniziative simili e allora ho chiamato a raccolta tutti gli
amici del blog, invitandoli ad aprire lo scrigno delle poesie più gelosamente
custodite, per fargli prendere una boccata d’aria e un raggio di sole.
Questa carrellata senza tema, variegata ed eterogenea, sarà una passeggiata tra
le nostre poesie più care e significative, e un’occasione per tastare il polso
alla poesia sul web. Non si vince nulla, non è una gara di bravura, e solo al
termine decideremo insieme cosa fare di questi testi. Le poesie saranno postate
a partire da domani 1 Aprile, in ordine di arrivo nella mia casella di posta. L’obbiettivo
è di arrivare ad almeno trenta post: se saranno di meno pazienza, ma mi auguro
che siano molte di più. Pertanto invito tutti a partecipare con entusiasmo e ad
estendere l’invito anche a colleghi e amici dei siti e blog letterari più
frequentati.
Una giovane artista emergente, purissima gallipolina , la trentenne Isabella Fedele, in arte Isa Tulino, espone ormai da tempo i suoi quadri, - opere di grandi dimensioni (mediamente da cm120x130)- alla Galerie “Jan Wentrup” in Chorin Strasse di Berlino che in questi ultimi anni è diventata un’immensa città d’esposizione a cielo aperto , la vera capitale dell’arte europea, in particolare per i giovani , sia per la sua effervescenza culturale che per il suo spirito liberale e innovativo. Berlino è diventata la Mecca per migliaia di giovani artisti che vogliono confrontarsi con i coetanei di tutto il mondo n un’ottica di sperimentazione creativa.
Quando
arriverò lassù ho una domanda urgente da fare al Signore.
“Ah, sì? E
quale?”
Gli
chiederò: “Mi sai dire, in tutta sincerità...ma a cosa pensano le donne?”
Lui, sono sicuro,
mi guarderà con una faccia lievemente accusatoria aggrottando le sopracciglie,
poi si scioglierà in un lieve sorriso e mi sussurrerà con un filo di voce: “Non
lo so neanch’io!”.
Nei manuali si trova scritto che il primo detective moderno
è l’Auguste Dupin di Poe. In realtà si trascura il romanzo di Wilkie Collins
“La pietra di luna”, ma tanto vale adeguarsi a questa omissione.
Nei due lunghi racconti che lo vedono protagonista troviamo
più capisaldi del romanzo giallo: il delitto efferato ed inspiegabile, l’uso
della ragione per risolvere il mistero, la sfida intellettuale (anzi,
cerebrale) tra autore, personaggio, detective, lettore, colpevole, il detective
geniale e la spalla, l’eccezionalità del protagonista.
Quasi tutto, insomma.
Credo che Poe avesse necessità di questi racconti quasi
cervellotici per compensare l’altro Poe, quello dei racconti neri e visionari
che lo hanno reso famoso.
Al solito, i suoi contemporanei e patrioti non lo
compresero, ma il seme era stato gettato. Sarebbe germogliato qualche decennio
dopo...
1)Daniele
è una persona strana, non saprei
definirlo bene. Mi colpisce da sempre il suo lato ironico. Quando si sta tra
amici per esempio, spesso scoppia a ridere da solo e non c’è verso di capirne il motivo,
potremmo chiederglielo per ore ma lui non
risponde e cambia subito discorso, poi magari succede qualcosa di comico
e mentre tutti ci facciamo una grassa risata
lui se ne sta lì a guardarci, serio, come se fosse altrove. E’
indecifrabile in questi casi e del resto anche
in altri, ma lo è sempre stato, fin da piccolo. ( un’amica d’infanzia)
Per elaborare in presunta forma poetica testi fantasiosi o
surreali, quali oggi sempre più spesso ci frastornano, basta molto poco.
<< Prendete un giornale. Prendete le forbici.
Scegliete nel giornale un articolo della lunghezza che desiderate per la vostra poesia. Ritagliate l’articolo.
Ritagliate poi accuratamente ognuna delle parole che compongono l’articolo e
mettetele in un sacco. Agitate delicatamente. Tirate poi fuori un ritaglio dopo
l’altro dispondendoli nell’ordine in cui sono usciti dal sacco. Copiate
scrupolosamente. La poesia vi somiglierà. Ed eccovi divenuto uno scrittore
infinitamente originale e di squisita sensibilità, benché incompresa dal volgo
>> . (Tristan Tzara - <
Manifesti del dadaismo e Lampisterie > - Einaudi 1964 ).
B) – Il nome.
Prima la mia persona aveva un nome.
Era pronunciato da molti, in tanti lo volevano in calce alle
carte col suo bel titolo davanti, serviva per dar forza e autenticità ai fatti,
apriva le porte, si sgomitava per farselo amico, significava potere, onestà,
capacità, e così via.
Oggi quel nome s’è perso nella memoria di tutti.
Si rammentano a stento il volto, gli eventi, il passato.
Ma lui no, è stato dimenticato, talora è sulla punta della
lingua ma non viene alla luce, gli sguardi perplessi nei rari incontri casuali.
Un nome senza proprietario che s’aggira intorno solingo e
sconsolato.
Sì, c’è ancora qualche irriducibile, che so il postino,
Equitalia, il 730, ma poca cosa.
Ancora qualche mese, forse ore, poi solo al cimitero: ma non
per molto.
Tempo pochi decenni e non se ne saprà più niente. Come non
mai esistito.
Intanto, per recuperare una certa visibilità, si traveste
con nickname celebri, contando sulla loro sopravvivenza storica...
C) – Conferme.
Lo dicevano già i nostri antichi.
I gesti di gentilezza e solidarietà verso il nostro prossimo
fanno bene a chi li fa e a chi li riceve.
Tanto da arrecare benefici alla salute psico-fisica
individuale.
1
Vorremmo una casa senza pensieri recita il manifesto della banca che offre mutui a giovani coppie.
Sfido io! Chi vorrebbe accollarsi i pensieri di una casa, oltre i propri?
2
Quando il medico dimette il paziente e lo speziale consegna i farmaci al richiedente, non dovrebbero congedare con l’insano auspicio arrivederci.
Vero che essi campano sui nostri guai, ma la pietas imporrebbe che lo spicciolo saluto fosse di ben altro contenuto.
3
Nella boutique, lei all’amica: Questo capo ti sta da dio.
Certo, il Papa ha rivelato che Lui è anche madre, ma non ha dettagliato il suo aspetto fisico.
Qualche tempo fa mi è capitato di spendere quattro
chiacchiere sulla narrativa fantastica.
Non sono un tecnico del settore, tutt’al più un consumatore
di letteratura (sottolineo il termine letteratura ed il termine consumo perchè
secondo me, checché se ne dica, non sono antinomici) e il termine “saggio”, per
questa mia conversazione, è eccessivo… però mi sembra il meno inadatto.
Stefano Dal
Bianco (Padova, 1961) è un poeta e critico letterario italiano.
Ha
pubblicato La bella mano (Crocetti 1991), Stanze del
gusto cattivo nel Primo quaderno italiano di poesia contemporanea (Guerini
& Associati 1991) e Ritorno a Planaval (Mondadori 2001).
Dal 1986 al
1989 ha diretto con M. Benedetti e F. Marchiori la rivista di poesia Scarto
minimo; nel 2011 ha curato l’edizione di Tutte le poesie di Andrea Zanzotto
(Milano, Oscar Mondadori, 2011). I due suoi principali libri di poesia sono
Ritorno a Planaval (Mondadori, 2001) e Prove di libertà (Mondadori, 2012).
La voce di
Martina proviene da un posto molto lontano e nella mia testa ha la frequenza
critica del vetro temprato. Cervia è una località infrangibile, il punto di
rottura non può generare schegge taglienti, ma minuscoli frammenti a rosa lungo
l’arco d’impatto. «Stai
bene?» mi chiede, la
determinazione dei suoi vent’anni. Dovrei risponderle no. Le rispondo sì.
Ultimamente rispondo sempre sì a qualsiasi cosa e non nego che questo mi abbia
circondato di situazioni abbastanza paradossali. Con Martina mi lascio andare a
promesse che di solito non mantengo, ma ho a cuore questa ragazza, ed è un
fatto raro. Non amo le donne, non le capisco. Amo gli uomini, dentro o fuori
dal letto. Qualcuno del mestiere potrebbe trovarci chissà cosa in tutto questo,
non so. So che non provo brividi alla base della schiena, o fra le cosce, per
il rito di svaligiare i negozi del centro cavalcando l’onda dei saldi, godendo
di aperitivi millesimali, dove l’oliva ingoiata è la sublimazione del coglione
di un uomo che non si è avuto e si voleva avere a tutti i costi. Parlo di quel
tipo di confidenza femminile che permette alle donne di laccarsi le unghie
vicendevolmente, o di applicarsi french, di stare in mare o in piscina a fare
cerchio, l’acqua che arriva all’ombelico, per ore senza mai fare il bagno,
oppure nuotando come i cigni, la testa sempre sospesa per evitare che il
capello si bagni e poi si secchi. Penso di aver risposto a Martina per
l’affetto incontaminato che provo per lei, e perché quando nuota, immerge la
testa.
L'Impero
romano fu circondato fin dalla sua
costituzione da popolazioni barbare dalle quali dovette difendersi, ma nel 300
d.c., sotto la pressione degli Unni, le invasioni assunsero carattere di
migrazione violenta.
Attila fu
l'ultimo e più potente sovrano unno.
Era chiamato
"il flagello di Dio" e si vantava che dove passasse il suo cavallo
non crescesse più erba.
Di religione
pagana, era credulo e superstizioso.
La sua
figura aveva talmente colpito l'immaginazione dei suoi contemporanei che fu coniata una moneta rappresentante
l'imperatore dell'Occidente Valentiniano III che schiaccia un drago con la
testa simboleggiante Attila.
Milo De
Angelis è nato nel 1951 a Milano, dove vive. Le sue raccolte di poesia:
Somiglianze (Guanda, 1976), Millimetri (Einaudi, 1983), Terra del viso
(Mondadori, 1985), Distante un padre (Mondadori, 1989), Biografia sommaria
(Mondadori, 1999), Dove eravamo già stati. Poesie 1970-1999 (Donzelli, 2001),
Tema dell'addio (Mondadori, 2005), Poesie (Oscar Mondadori, 2008),
Quell'andarsene nel buio dei cortili (Mondadori, 2010). Ha pubblicato il libro
di narrativa La corsa dei mantelli (Guanda, 1979) e il saggio Poesia e destino
(Cappelli, 1982)
C’è molta confusione sulle origini della ricorrenza. Nel
secondo dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le
quali l'8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di
una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New
York[ Wikipedia].
Sono in molti a pensare che questa sia l'origine della Giornata Internazionale della Donna.
In realtà la storia di questa festa è molto più complessa, (font: Style.it di Francesca Porta) Un
gruppo di donne protestano contro il governo inglese per le discriminazioni nei
confronti del genere femminile.
La mattina
che incontrai e conobbi Margherita, ricordo che era quasi primavera e nella mia
città, anche se può sembrare strano, splendeva il sole.
Non
camminavo a piedi nudi per il parco, ma la mia testa ciondolava appiccicata al
finestrino della filovia da almeno venti minuti e se tutto andava bene, me ne
aspettavano altrettanti prima di arrivare alla mia fermata.
Tutti i
giorni quel avanti e indrè costava
due ore della mia giovane esistenza, ma le mie chiappe secche si erano
rassegnate a quei sedili scomodi, lisi, puzzolenti, mentre i miei occhi
sonnolenti e pigri vagavano tra la folla, posandosi su l’unica cosa che a
quella età mi pareva degna di essere guardata.
In quel
libro poeticamente eccelso che è Gli strumenti umani (1965) di Vittorio Sereni
(1913-1983), spicca una poesia, I versi, che io reputo una delle più
significative della poesia italiana del ‘900. Si tratta di un componimento che
rappresenta, probabilmente, l’optimum per ogni poeta, ovvero un componimento
nel quale la scrittura, breve ed essenziale, si sposa a una ricchezza di contenuto
sorprendente e a una tensione poetica avvolgente...
Nelle mia consuete navigazioni su alcuni blog ecco imbattermi su “ La shoa” e la nona sinfonia di Mahler: è quella che amo di più, -
dice Fabrizio Centofanti ,- soprattutto
il quarto tempo, uno dei più meravigliosi adagi che siano stati mai composti,
un lentissimo non ancora trattenuto. E’ il suono del silenzio.
Secondo Andrè Gide “ Il racconto è fatto per essere letto di
getto, in una volta sola”. Ecco una tra le innumerevoli definizioni di un
genere letterario che ha avuto il suo momento di gloria con Maupassant e Aymé.
Oggi si preferisce parlare di “testo breve” di “frammento” e di “romanzo breve”.
Herr Staub,
come ogni sera, stava aspettando l’ometto.
La faccenda
era cominciata due settimane prima.
Quel tizio
si era fatto vivo verso l’ora di chiusura e si era piazzato davanti alla
vetrina, immobile, insensibile al freddo, al vento, ai passanti che lo
spintonavano. Muto, rigido, quasi cadaverico.
Per tutto il
tempo non aveva fatto altro che fissare di quel quadro di Böcklin: L’isola
dei morti.
Recentemente un principe degli Emirati Arabi ci ha dato
un’utile lezioncina di economia internazionale.
Istruito nelle università anglosassoni ha appreso bene la
parte.
Con acutezza ha osservato che gli stati arabi seduti sul
petrolio devono oggi avviarsi necessariamente alla diversificazione degli
investimenti nei vari stati europei, Italia compresa.
Indipendentemente dall’esaurimento dei pozzi, il petrolio
verrà a breve soppiantato da altre fonti energetiche meno care e più pulite.
Col risultato che < l’oro nero > anche se ancora
abbondante servirà sempre meno.
Hai capito il volpino…
E noi che stolidamente siamo sempre fermi al palo
dell’incompetenza politico-economico-socio-burocratica!