È nato a
Novi Ligure nel 1947; vive a Perugia, dove è stato insegnante e dove, tra il
1979 e il 1993, ha pubblicato alcune raccolte poetiche, i cui testi sono poi in
buona parte confluiti nel libro Contro la dispersione, a cura di Luigi M.
Reale, Guerra Edizioni, Perugia 1999. Ha poi fatto stampare Cosa resta (2001) e
Autori (2003): due piccole raccolte a circolazione puramente amicale. Ha
pubblicato presso Crace, Perugia 2005, A margine, che contiene riflessioni sulla
poesia e sui poeti apparse in precedenza su Micropolis, supplemento umbro del
quotidiano Il Manifesto. Infine ha pubblicato un ultimo libretto di poesie,
Perché ti sei voltato, Edizioni Era Nuova, Perugia 2007.
Font:
filidaquilone
La scrittura
poetica di Walter si caratterizza per la semplicità del lessico, per la
pacatezza dei toni, anche quando il dolore sale a chiudere la gola o
l’indignazione per l’ingiustizia si fa manifesta. Le liriche si chiudono a
volte in un borbottio, quasi per interrogarsi sul senso profondo di
un’ingiustizia o per confermare un pensiero accennato, un’idea.
LE PAROLE
CHE VOI BUTTATE
Le parole
che voi buttate
vuoto a
perdere ai bordi delle strade
le parole
come poveri stracci
consumate
rotte calpestate
le parole
che avete consumato
e poi
buttato
le parole
che a voi non servono, grazie,
io voglio
raccoglierle
e
pronunciarle,
le parole
come caldo e come freddo
e come tu e
come io
e come tutto
il mio
malinteso
amore
le parole
che a me servono, grazie,
e ancora
a
pronunciarle mi salvano.
(Da Vedi
che, 1982)
CONTRO LA
DISPERSIONE
Intensità va
con semplicità
il troppo
stroppia e ci s’imbroda
tu ci sei,
così bella, e Nicolino
i miei di
casa
l’amico che
mi attende nella quiete
se secco è
il pruno
inutile
addobbarlo
va bene così
(Da Me ne
andavo guardando come tutto è bello, 1986)
IN GABBIA
Loro diciamo
non lo sanno
non si
rendono conto poverini
che in fondo
poi ci sono nati
ci sono
abituati
e se no non
starebbero a cantare
tutto il
tempo a cinguettare
e noi
sorrisini dalla parte di fuori
parolette
graziose e pio-pio
Non lo sanno
non si rendono
conto se no
non
starebbero a farsi carezze bacetti
fanno figli
ogni tanto e noi ammiriamo
dalla parte
di fuori
che la
natura segue il corso
ci fa
piangere quasi questa cosa
diciamo che
è un mistero diciamo ci vorrebbe
una gabbia
più grande.
(Da Me ne
andavo guardando come tutto è bello, 1986)
NON VUOL
DIRE
Ospedale
detto degli
Incurabili –
però mi dice in fretta
non vuol
dire
mentre mi
avvio
è solo il
vecchio nome, per il resto
è tutta
un’altra cosa
(allora va
bene gli singhiozzo
nella
strozza)
(Da Me ne
andavo guardando come tutto è bello, 1986)
*
Piccione
attento, che se il gatto
- sei
distratto - ti prende
allora
niente più filosofia
né teologia
niente
domande e niente risposte
un gatto
sazio e più niente di niente.
(Da Uscir di
pena, 1993)
NEL DOLORE
Non
t’aspettare
medaglie al
valore
sei solo e
sei brutto
e questo è
tutto.
(Da Uscir di
pena, 1993)
(ARS POETICA)
Cerchi la
rima?
Conti le
sillabe?
Pensi che il
bicchiere del vino t’aiuti?
Le
sigarette?
(Eppure
hanno nomi
le barche
alla deriva
hanno nomi
quelle
donne, quegli uomini
nomi e
cognomi)
(Da Perché
ti sei voltato, 2007)
COSA
Ma secco è
il pruno
secco
davvero
e il treno è
fermo su un binario morto
morto
davvero
e noi cosa
facciamo
fuori dalle
parole
fuori da
questa bella
poesia?
(Inedita)
La botte dà il vino che ha, non si può pretendere...
RispondiEliminaSiddharta
Ho sentito parlare molto bene di questo poeta, non molto conosciuto al di fuori di una ristretta cerchia di esperti in poesia contemporanea. Personalmente non saprei che dire. Qualcosa mi piace.
RispondiEliminaEsperti in poesia, dice Franco.
RispondiEliminaEcco sarei curioso, in questo da sempre, di conoscere le coordinate che fanno del lettore un esperto di poesia contemporanea.
Personalmente al riguardio mi sovvengo di tre categorie di critici: i mestieranti che prezzolati o per sentirsi à la page esprimomno pareri entusiastici appoggiandosi pure a richiami spesso a casaccio, quelli che dicono < ni > per non compromettersi e la minoranza che non avendo compreso una mazza del mal testo protesta il suo disappunto.
In tutti i casi ci vuol del coraggio ad esporsi...
Siddharta
Quando la maggior parte coltiva il proprio orticello, non ammetterà mai che nell'orto del vicino nascono cavolate migliori delle sue!
RispondiEliminaSecondo me le categorie di “espertoni” sono molte di più.
RispondiEliminaMa lasciamo perdere, non posso mettermi a discutere delle stesse cose ogni volta che pubblico una poesia di questo genere sul blog. Dico soltanto che a differenza tua, caro Sid, per mia fortuna non ho tutte le certezze che tu palesi in questa materia. Vengo dalle scuole serali io, non ho studiato latino e se parlo di questi argomenti, lo faccio soltanto grazie a voi che mi supportate, e non ultimo alla mia ben nota faccia tosta.
Pertanto mi tengo cari i miei dubbi e, a garanzia e rispetto per il lavoro del prossimo, coltivo con umiltà le mie incertezze. Leggo le poesie e tutto il resto con rispetto e interesse, ma non sempre sono in grado di esprimere un giudizio. Tuttavia non vorrei essere relegato nel vestibolo dell’inferno, insieme a tutti quelli che in tempi di crisi morale non si sono schierati per pura vigliaccheria, e condannati a soffrire atroci pene per l’eternità.
Concedimi un minimo di neutralità sul blog, dopotutto è la mia prudenza, se la parola obiettività ti sembra troppo grossa, a permettere te e tutti gli altri di esprimere giudizi così taglienti, così netti e spregiudicati, su tutto o quasi tutto. Io ti vedo in solluchero soltanto sulla tua pagina facebook, non vorrei tu facessi parte di quella categoria di commentatori che dice bene soltanto degli amici, e disprezza tutto il resto.
Ma no dai… dimmi che non è vero, e ti crederò sulla parola
Ho sempre invidiato le < idee chiare e distinte > di Cartesio.
RispondiEliminaMutuando dal suo < Discorso sul metodo > ( ognuno ha un suo metodo nella ricerca della verità ), e come già detto altrove, io leggo e rileggo un testo, poi chiudo gli occhi e lascio scorrere pensieri, idee, immagini, ricordi sui fatti in esame.
Poi scrivo di getto quanto emerso nella mia mente.
Pare ovvio che il risultato non possa che essere un giudizio chiaro e netto ( tagliente, dice Frame ).
Sugli Amici.
Certo che sì, per loro ho un occhio di riguardo, anzi meglio di rispetto.
Trovandoci tutti sulla stessa lunghezza d'onda di empatia e di interessi letterari, culturali, morali.
Ciononostante, in privato con chat e messaggistica spesso ci scambiamo opinioni e delucidazioni sul pubblicabile, ritirando, modificando, integrando se necessario.
Col che quel che commento è solo frutto di obiettività e riconoscimento del valore degli Amici in questione.
Siddharta